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Il Partito Democratico rimette in movimento il sistema politico? |
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28.09.2007
In occasione dell’inaugurazione del II semestre 2007
il Centro di Formazione Politica organizza il dibattito
Il Partito Democratico rimette in movimento il sistema politico italiano?
Prospettive politiche e culturali per porre fine alla lunga transizione italiana
Milano, 29 settembre 2007
ore 9.30-13.30
Galleria Meravigli
ingresso da via Gaetano Negri 6 (MM Cordusio)
Programma
ore 09.30
IL PARTITO DEMOCRATICO, IL FEDERALISMO E LE RIFORME PER IL NORD
Guido GALPERTI, Linda LANZILLOTTA, Gad LERNER, Filippo PENATI, Luciano PIZZETTI
modera David PARENZO
ore 11.00
IL PARTITO DEMOCRATICO, QUALE INNOVAZIONE CULTURALE?
Luciano FASANO, Alberto MARTINELLI, Matteo RENZI, Michele SALVATI, Riccardo SARFATTI, Ferdinando TARGETTI
modera Sergio SCALPELLI
ore 12.15
IL PARTITO DEMOCRATICO E LA CDL: COME RIMETTERE IN MOTO IL SISTEMA POLITICO ITALIANO?
Massimo CACCIARI, Roberto FORMIGONI, Maurizio MARTINA
modera Nicola PASINI
ore 13.30
Buffet e “TORTA DEMOCRATICA” brindisi e taglio della torta per augurare buona fortuna al Partito Democratico
L’antipolitica e la crisi d’identità di un Paese
“C'è qualcosa di impopolare e tuttavia necessario da dire ancora sull'assalto dell'antipolitica al cielo italiano di questo sgangherato 2007. Niente di ciò che sta avvenendo sarebbe possibile se sotto la crosta sottile di questa crisi dei partiti che diventa crisi di rappresentanza, si allarga alle istituzioni, corrode il discorso pubblico, non ci fosse un'altra crisi ben più profonda che continuiamo a ignorare perché non la vogliamo vedere. E' la decadenza del Paese, l'indebolimento della coscienza di sé e della percezione esteriore, la perdita di peso specifico e di identità culturale.” (Ezio Mauro). E’ quella che tante volte, anche da queste colonne, abbiamo chiamato crisi di sistema, per intendere un vasto processo di disgregazione della virtuosa sinergia tra i gangli vitali del Paese, un offuscamento e un indebolimento non solo della vita politica, ma anche di quella civile e culturale. E’ un modello, un intero Paese che non piacendosi più, rischia di smarrirsi inesorabilmente rifugiandosi nelle mille pieghe reattive della conservazione.
Sociologia dei grillanti e degli anti-casta
Chi sono le migliaia di persone che affollano gli show-comizi di Grillo? Chi il quasi milione di lettori de La Casta? Luigi La Spina indaga il malessere che attraversa la società italiana – un mix di frustrazione e risentimento nei confronti della politica, genericamente chiamato “anti-politica” – per cercare di capire lo stato psicologico, economico e sociale di questo disagio diffuso che, nel cercare una forma di espressione, compie il suo tentativo di farsi massa critica. “Sono i giovani e la piccola e media borghesia, soprattutto quella che vive di reddito fisso.” – scrive La Spina – ossia “quelle parti della nostra società che, innanzi tutto, costituiscono la sezione «mobile» dell’elettorato, quella che non vota sempre allo stesso modo, per fedeltà ideologica o per abitudine familiare. Quella più sensibile ai cambiamenti di umore collettivo, più abituata a esprimere, anche politicamente, la protesta. Giovani e piccola-media borghesia, inoltre, sono le vittime quasi esclusive della «grande illusione» del secolo scorso: quella per cui una maggiore istruzione dei figli avrebbe garantito una migliore condizione di vita rispetto ai genitori. Ormai il Duemila ha svelato il grande inganno: non solo la mobilità sociale è proibita dalle caste professionali e dal loro potere di perpetuazione, ma, nella grande maggioranza dei casi, solo le rendite, le pensioni e le cure dei padri e persino dei nonni consentono ai giovani di poter campare, sia pure a fatica.”
Se il grillismo è contagioso
“Il contagio si propaga”, ne è convinto Augusto Minzolini che analizza il diffondersi e l’intensificarsi degli effetti destabilizzanti del grillismo. Effetti differenti a seconda che colpiscano la sinistra estrema, il baricentro dell’Unione o anche l’opposizione, ma riconducibile ad un comune irrigidimento delle identità partitiche e politiche. Di questo passo, scrive Minzolini, con un quadro già fragile, il radicalizzarsi delle diverse identità potrebbe portare ad un scontro esiziale per la maggioranza di governo: una sinistra massimalista sempre più rigida e un riformismo (motore del futuro Pd) non più disposto a fare concessioni, porterebbero inevitabilmente alla caduta del governo.
Grillo, sintomo di una Repubblica malata
“Confesso che una ventata — solo una ventata — che spazzi via i miasmi di questa imputridita palude che è ormai la Seconda Repubblica, darebbe sollievo anche a me.” E’ con queste parole che, dopo tante battaglie per modernizzare il paese, Giovanni Sartori confida ai lettori del Corriere di non credere più nella capacità di autoriformarsi di questa classe dirigente (“un sinedrio di notabili scampati alla gogna dei boss della Prima Repubblica. Ai quali si sono ormai sostituiti nella percezione annoiata del pubblico, nonostante il tentativo di scomporsi e ricomporsi in partiti già vecchi prima di diventare nuovi.” M. Gramellini). Certamente si può e si deve parlare (e, per noi, criticare) il fenomeno Grillo, facendo però attenzione a non confondere il sintomo con la malattia. La malattia, infatti, è proprio la “putrida palude” di cui parla Sartori, il vacuo e improduttivo esercizio del potere, l’irresponsabile gioco dei veti incrociati che ha sciupato l’occasione della Seconda Repubblica, che ha buttato al vento quindici anni di vita Repubblica senza dare agli italiani quella Repubblica moderna che in molti invocano.
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