“Chi si è accorto che siamo in Europa?” L'Europa, ed in particolare il Parlamento europeo, sono considerate poco o nulla dall’opinione pubblica e dai media italiani, un ente inutile, una sorta di cimitero degli elefanti. Non se ne parla, o se ne parla a sproposito confondendo la Commissione Europea con le Commissioni parlamentari, o il potere del Consiglio con quello del Parlamento.
Risultato: un eurodeputato passa diversi giorni della settimana a discutere di accordi di partenariato economico, mercato del lavoro, brevetti intellettuali, entrata di nuovi Paesi nell’Unione…Ma quando torni a casa c'è sempre un giornalista che ti chiede cosa ne pensi del paragrafo 125 della finanziaria o del possibile ruolo di Veronica Lario nel Pd.
Lasciamo perdere la frustrazione individuale, il punto è un altro: il ruolo dell'UE è sottovalutato. Ma il 70 per cento delle leggi italiane derivano direttamente da direttive europee, anche se il periodo che trascorre tra l'approvazione in Europa e la trasposizione delle normative nelle leggi italiane può durare alcuni anni.
Questo riguarda ogni settore della vita pubblica: a cominciare dagli ultimi fatti di cronaca.
Prodi attribuisce ai prefetti la possibilità di espellere cittadini comunitari. Peccato che esista una direttiva europea, la n.38/2004, su «Il diritto dei cittadini e delle famiglie residenti nell'Unione Europea di circolare nell'UE» che tratta anche il tema dell'allontanamento dei cittadini comunitari ed è stata recepita dal governo italiano già nel febbraio del 2007 con il decreto legislativo n.30 che, in linea con quanto previsto a Bruxelles, attribuiva il potere di allontanamento unicamente al ministro degli Interni e solo per casi gravi e urgenti.
Ancora, pensiamo al vergognoso rogo del campo rom a Opera: pochi ricordarono che l'Italia è sotto procedura d'infrazione per non aver pienamente recepito la direttiva n.43 del 2000 contro le discriminazioni etniche e razziali, che comprende strumenti utili per favorire l'integrazione delle comunità rom.
Quando si accende la polemica sulla proposta del Comune di Torino di aprire una narcosala, pochi guardano alle esperienze analoghe attive da anni in Europa, né tanto meno alla risoluzione dell’Europarlamento che prevede esplicitamente le strategie di riduzione del danno come politica pubblica contro le droghe.
L'Europa, insomma, interviene e legifera a 360 gradi: dalla direttiva Bolkestein relativa ai servizi nel mercato interno europeo, a quella sui servizi sanitari; dal regolamento Reach sulle sostanze chimiche alla flexsecurity che propone il modello danese di flessibilità e “liberalizzazione” dei licenziamenti, a fronte di maggiori ammortizzatori sociali (per ora inesistenti in Italia e in tanti altri Paesi dell'Unione).
Scelte che dal 2009, quando al Parlamento Europeo saranno conferiti maggiori poteri, incideranno ancora di più sulle politiche nazionali.
Sempre che in Italia qualcuno, prima o poi, se ne renda conto.