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I referendari scrivono a Napolitano |
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28.01.2008
Illustrissimo Signor Presidente della Repubblica,
in questo momento così difficile siamo consapevoli dell’alta responsabilità che grava sul
Capo dello Stato . Ed è dunque con grande rispetto che ci rivolgiamo a Lei per dar voce
all’interesse costituzionalmente protetto di quegli 820.916 cittadini che hanno sottoscritto i
referendum elettorali giudicati ammissibili dalla Corte Costituzionale.
Il rischio di una crisi di governo e l’eventualità , al momento solo teorica, di uno
scioglimento anticipato delle Camere determinerebbero, a meno di due anni dall’inizio della
legislatura, la formazione di un nuovo Parlamento proprio mediante quella legge che non solo è
criticata dalla stragrande maggioranza delle forze politiche, ma è sopratutto oggetto di un
referendum popolare.
In caso di scioglimento anticipato il referendum pendente è sospeso e i suoi termini
decorrono nuovamente dal 365° giorno successivo a quello delle elezioni. Si determinerebbe una
situazione grave sotto due aspetti: il primo perché la già traumatica eventualità dello scioglimento
rischierebbe di rivelarsi una soluzione inefficace proprio a causa dei meccanismi elettorali che, a
detta di tutti, hanno concorso fortemente a determinare la presente instabilità ; sia perché il nuovo
Parlamento verrebbe eletto mediante una legge, a questo punto, politicamente sub iudice per la
legittima pendenza di un referendum che la riguarda. Verrebbe frustrata per lungo tempo, la
domanda di partecipazione civile dei cittadini espressa dalla richiesta referendaria ; e verrebbe
frustrata la sostanza del referendum, perché i cittadini non solo hanno chiesto di cambiare la legge
elettorale, ma hanno chiesto di cambiarla prima del voto.
Non spetta a noi valutare i profili costituzionali della crisi politica e tanto meno suggerire
possibili soluzioni alle forze politiche o, addirittura, al Capo dello Stato. Ci permettiamo solo di
sottoporre alla sua attenzione la circostanza che, considerato lo stato di avanzamento del
procedimento referendario, solo poche settimane ci potrebbero separare dallo svolgimento del
referendum se esso fosse indetto in una delle prime date utili.
E che nulla impedirebbe
immediatamente dopo, ricorrendo i presupposti costituzionali, che si desse luogo allo scioglimento
delle Camere, per il quale, com’è ovvio, non valgono i limiti che invece graverebbero sul
referendum se lo scioglimento intervenisse prima del suo svolgimento.
Con i sensi della nostra più alta stima.
Giovanni Guzzetta, presidente del Comitato Promotore dei Referendum
Mario Segni, coordinatore del Comitato Promotore dei Referendum
Natale D’Amico, tesoriere del Comitato Promotore dei Referendum
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