22.03.2008
L'unica coerenza del Vaticano sta nell'essere irrimediabilmente incoerente. Il Papa ha rotto "finalmente" il silenzio sulla problematica del Tibet, in maniera estremamente prudente e senza prendere però una netta posizione, invitando entrambe le parti in causa alla tolleranza ed a porre fine alle ostilità . Questo "accorato e sentito" appello, nel quale si invoca Dio onnipotente affinché "illumini le menti di tutti e dia a ciascuno il coraggio di scegliere la via del dialogo e della tolleranza", arriva dopo un richiamo contro le divisioni e le violenze, che non hanno mai l'ultima parola negli eventi della storia e con cui non si risolve nulla, invitando tutti a ripartire da Cristo per costruire un mondo fondato su pace, giustizia e amore. Certo, la cosa suona strana e buffa, se non al limite del ridicolo, detto da un'istituzione che nel corso dei millenni ha fatto dell'intolleranza verso le altre confessioni un costante marchio, che fa della lotta alla libertà individuale ed al rispetto delle altrui opinioni un vergognoso segno distintivo attuale, che imperversa con parole di offesa e persecuzione nei confronti di coloro che non rispecchiano dogmi inventati e imposizioni autocratiche; l'istituzione insomma che fa di questo paese una nazione arretrata nel campo dei diritti civili e sociali, nella ricerca medico-scientifica, che influenza costantemente ed incostituzionalmente il Parlamento invitandolo a seguire i valori cristiani da loro spacciati come tali, in cui, per esempio, la tutela di una famiglia deve prevalere su quella di tutte le altre, ci pare proprio un ottimo esempio di pace e di amore. E ancor più evidente è la contraddizione di un'istituzione votata ai propri interessi nell'occasione della via crucis, precisamente nella correzione, o censura, del testo firmato dal cardinale Zen Ze-Kiun, arcivescovo di Honk Hong, che sarà letto durante il rito questa sera al Colosseo. Correzione volta a eliminare qualunque tipo di critica diretta alla Cina, incluse le persecuzioni cinesi nei confronti dei monaci tibetani e perfino riguardo al martirio della parte di popolo cinese che si professa cristiana e come tale viene perseguitata.
Noi, Radicali di Sinistra, rimaniamo allibiti e sconcertati per come un'istituzione che dovrebbe condannare senza se e senza ma qualunque forma di violenza e di repressione, che dovrebbe sempre esporsi in favore della pace e della fratellanza di cui si fa tanto portatrice a parole ma non nei fatti, che dovrebbe pensare prima tutto all'essere umano che soffre, visto che pensa tanto alla vita fin dal suo concepimento, piuttosto che evitare prudentemente di urtare la suscettibilità di Pechino per non compromettere i rapporti "nascosti" in corso tra le due nazioni. Noi Radicali di Sinistra ci battiamo per la libertà di professare la propria fede, senza ovviamente ledere le libertà altrui, come lottiamo per la pace e, quindi, contro qualunque tipo di uso della violenza a scopo repressivo, come sta facendo la Cina. Appoggiamo pertanto qualunque intervento volto alla risoluzione nel concreto di queste controversie e auspichiamo che prima o poi, in Vaticano, acquisiscano un valore tanto importante quanto raro: la coerenza con gli ideali e i principi Cristiani, valori che ancora non hanno mai manifestato con fatti reali.
Per il Comitato Politico dei Radicali di Sinistra
Pietro Affaiati, Fabrizio Cianci, Pierfrancesco Lorenzini, Enea Melandri, Giacomo Orsucci, Francesco Saddi, Manuel Santoro
Radicali di Sinistra . libertari laici ecologisti
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