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L’arcipelago Carcere in Friuli Venezia Giulia |
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8.04.2008
L’arcipelago Carcere in Friuli Venezia Giulia Innovazione e sviluppo per migliorare la condizione delle persone Udine L’innovazione non può essere limitata al solo piano tecnologico che anzi - come dimostrano, ad esempio, le vicende novecentesche della bomba atomica e dell’industria chimica applicata allo sterminio nei lager nazisti – può essere un pericoloso fattore di regresso della civiltà . “Innovazione” e “sviluppo” hanno invece senso se legati strettamente al miglioramento della condizione umana. Ne è una testimonianza, perfino semantica, il fatto che una delle principali innovazioni della democrazia contemporanea - lo “Stato Sociale” - fosse definito dai suoi promotori britannici Welfare, cioè più letteralmente “Stato del Benessere”. Ispirandosi a questi presupposti, Legacoopsociali Friuli Venezia Giulia ha recentemente proposto a Udine (all'interno di InnovAction), il convegno “Il nuovo dentro e oltre il carcere”, che ha riscosso un successo di pubblico oltre ogni aspettativa, a conferma di come sia profondamente sentita la necessità di dare risposte concrete ed urgenti a quello che finora è stato, per molti aspetti, un “buco nero” in regione, a maggior ragione se si pensa che proprio in Friuli Venezia Giulia sono state “inventate” le politiche di inserimento lavorativo tramite la Cooperazione sociale.
Articolate ed impegnative le relazioni. Dopo il saluto portato dal presidente di Legacoop regionale - Renzo Marinig -, Gian Luigi Bettoli ha ricostruito il percorso che ha portato l’associazione a lavorare su tali questioni ed a sviluppare, nel corso dell’ultimo anno, un progetto regionale per l’inserimento lavorativo di persone uscite dal carcere con il provvedimento di indulto, e di creazione di occasioni di lavoro all’interno delle case di detenzione. Nella sua introduzione, il presidente di Legacoopsociali Fvg ha ricordato l’importanza dell’incontro con il mondo del volontariato, che ha costituito lo stimolo per questa nuova stagione di impegno. Dalla ricognizione delle attività storicamente svolte dalle Cooperative sociali regionali si è passati alla costruzione di un ragionamento complessivo sul ruolo del settore nell’affrontare le problematiche del lavoro nell’“arcipelago carcere”. Le relazioni di Giampietro Antonini e Michela Vogrig (il presidente uscente e il direttore – nel frattempo diventata neopresidente – del Consorzio Operativo per la Salute Mentale di Udine) hanno affrontato l’esperienza avviata presso la Casa Circondariale di Tolmezzo dove, alla realizzazione di corsi di formazione professionale, tarati appositamente sulle esigenze di occupabilità interne ed esterne al carcere, si sta accompagnando la progettazione di nuove attività lavorative che dovrebbero entro l’anno essere avviate all’interno del carcere, in primo luogo con la gestione della lavanderia. Simonetta Randi, dirigente di Italia Lavoro (società operativa del Governo, cui vengono affidate le nuove progettazioni in materia di politiche attive del lavoro), ha presentato il “Progetto Indulto” che, pur avviato in ritardo nella nostra regione, mette a disposizione risorse per realizzare nuovi percorsi di formazione-lavoro che favoriscono l’inserimento di ex carcerati nelle Cooperative sociali. Proprio in questi giorni stanno iniziando i primi percorsi formativi in regione, realizzati in collaborazione con i consorzi Cosm di Udine e Consorzio Impresa Sociale di Trieste. Rivolgendosi a quanto già realizzato negli anni scorsi, Antonina Tuscano - dirigente dell’Uepe (Ufficio per l’Esecuzione Penale Esterna, l’attuale denominazione del Servizio Sociale del Ministero della Giustizia) di Udine-Gorizia-Pordenone - ha relazionato sulle consolidate esperienze realizzate innanzitutto dalla Coop Service Noncello nell’inserimento lavorativo di carcerati in semilibertà ed ex carcerati, provenienti soprattutto dal mondo dei nomadi. Tuscano ha sottolineato come gli interventi realizzati abbiano mirato a creare lavoro vero, superando lo stadio iniziale della formazione-lavoro retribuita con interventi assistenziali a termine. Domenico Tranquilli, direttore dell’Agenzia Regionale del Lavoro, ha presentato il complesso di opportunità previste dalla legislazione regionale per sviluppare le attività lavorative specifiche volte all’occupabilità delle persone carcerate ed ex carcerate. Più in generale, Tranquilli ha messo a disposizione delle realtà del settore la struttura dell’Agenzia, come momento di consulenza e coprogettazione delle nuove iniziative. Uscendo dal mero ambito delle attività lavorative, il regista Alessandro Marinuzzi – del Centro Servizi e Spettacoli – ha presentato le iniziative di animazione teatrale realizzate dalla Cooperativa culturale udinese nelle carceri della regione. Iniziative che, con il coinvolgimento diretto e la formazione, permettono di far esprimere le potenzialità e le stesse capacità direttamente professionali dei carcerati.
Tre interventi programmati hanno concluso il convegno. Il primo è stato quello di Enrico Sbriglia, direttore della Casa Circondariale di Trieste e segretario nazionale del sindacato dei funzionari del settore. Nel suo intervento di largo respiro, Sbriglia ha argomentato come il carcere debba diventare un mondo aperto alla società civile circostante, creando momenti di osmosi e di scambio di servizi fra interno ed esterno. Invece, l’attuale situazione delle politiche del lavoro nel carcere è stata definita come il passaggio “dal lavoro coatto alla inattività coatta”: in questo quadro, è stata annunciata la costituzione di un tavolo di lavoro a Trieste, fra direzione della Casa Circondariale, formazione professionale e Cooperazione sociale. Mimma Baldassarre, educatrice della Casa Circondariale di Tolmezzo, ha ricostruito i passaggi che nell’ultimo anno hanno visto le Cooperative sociali associate nel Cosm entrare in quel carcere per iniziare ad affrontare le necessità e le potenzialità del carcere più moderno e grande del territorio regionale, quello che più si presenta già pronto per il maggiore sviluppo delle attività sociali interne. Infine Maurizio Battistutta, coordinatore delle associazioni di volontariato nelle carceri regionali, ha di fatto concluso il dibattito dove era iniziato più di un anno fa, al convegno regionale nel quale Legacoopsociali era stata chiamata per presentare un rapporto su quanto realizzato sino a quel tempo. Ricordando come le tematiche volte al cambiamento delle condizioni di vita nelle carceri (che devono ispirare la loro attività al dettato costituzionale della riabilitazione sociale, e non della mera privazione della libertà ) vadano accompagnate alla necessità di riduzione dell’impatto del carcere sulla società civile: ad esempio - nel caso dei reati minori - spostando l’attenzione dalla pena detentiva alle misure alternative.
Fabio Della Pietra Ufficio Stampa Cooperativa sociale Itaca Pordenone www.itaca.coopsoc.it
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