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Blitz dei giovani di destra nelle sedi Cgil
14.11.2008
Blitz di esponenti della destra in una sede della Federazione lavoratori della conoscenza della Cgil. A dare la notizia è il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, parlando all'assemblea dei pensionati dello Spi. «Proprio in queste un gruppo di esponenti della destra è entrato all'interno di una nostra struttura della Flc: era già successo, non è la prima volta, ma ora io dico basta con questi metodi squadristici».

Un'analoga incursione è stata fatta anche presso la sede della FLC di Brescia. E nei giorni scorsi a Torino.

Perciò il segretario della Cgil ha invitato a non sottovalutare questi episodi: «Non consentiremo che forme dirette o indirette di violenza e sopraffazione possano vincere sulla forza delle idee della ragione e della giustizia».

Il leader della Cgil ha però rivolto un invito alla calma anche in previsione della manifestazione degli universitari di domani. «In questi giorni sono avvenute molte cose e c'è stato anche qualche episodio limitato di violenze. Ma io dico ai giovani: solo un movimento pacifico allarga i consensi e la storia che abbiamo alle spalle ci insegna che dalla strada dell'illegalità non solo non se ne esce ma fa diventare più deboli e vulnerabili». Epifani ha tuttavia segnalato che: «C'è anche qualcuno che non vede l'ora che questo avvenga e io vorrei evitare di dargli soddisfazione».

I giovani di Azione studentesca hanno occupato per un'ora la sede nazionale della Flc-Cgil esponendo striscioni, lanciando slogan e volantini «senza che la polizia fosse in grado di intervenire». È quanto avvenuto questa mattina a Roma a Trastevere, nel pieno centro della capitale, nella ricostruzione del responsabile organizzativo Maurizio Lembo. «Quella di oggi - racconta il sindacalista - è la seconda azione dimostrativa di Azione studentesca contro la Flc-Cgil in quindici giorni. Due settimane fa siamo riusciti a chiudere i portoni prima che entrassero, questa volta una trentina di persone hanno oltrepassato le porte d'ingresso ma sono rimaste confinate nell'androne perchè siamo riusciti a bloccare gli accessi agli uffici».

I giovani di destra, con bandiere issate «su robuste aste», hanno lanciato insulti contro il sindacato, il personale della scuola, gli insegnanti fannulloni. Slogan preferito «potere agli studenti, lotta dura sarà». Appena iniziata l'occupazione, il personale della Cgil ha chiamato la polizia, ma quando è arrivata una pattuglia, raccontano dal sindacato «venti minuti dopo l'inizio della protesta, i due agenti hanno chiesto i documenti a noi e solo dopo hanno identificato i ragazzi».

Da parte loro i giovani di Azione studentesca rispondono: «È stata un'occupazione lampo, pacifica e simbolica, durata pochi minuti, il tempo necessario per riportare l'attenzione sui veri problemi della scuola italiana». Azione Studentesca racconta così l'occupazione effettuata questa mattina da alcuni ragazzi del movimento di destra della sede romana della Cgil Scuola, in via Leopoldo Serra. I giovani hanno srotolato uno striscione che recitava 'Basta prof. incompetenti + potere agli studenti, mentre il volantino chiedeva di collegare le carriere dei professori ai risultati educativi conseguiti, di aumentare la rappresentanza studentesca negli organi collegiali, stabilire rigidi criteri entro i quali permettere la bocciatura per motivi di condotta, istituire un comitato di valutazione dei docenti su base provinciale.

L'appello a manifestazioni non violente è stato di nuovo rivolto da Epifani: «Dobbiamo dire con forza ai giovani che solo il movimento pacifico è quello che fa allargare i consensi». Per il dirigente sindacale infatti la storia insegna che «quando ti metti sulla strada dell'illegalità non solo non ne esci ma diventi più debole e vulnerabile e, diciamo la verità, c'è anche qualcuno che non vede l'ora che questo avvenga e non vorrei dargli soddisfazione».

***

ANALOGIE: La guerra e l'avvento del fascismo

Nel corso del 1915 anche la provincia di Ferrara fu percorsa dal diffuso malessere e dall'irrequietezza che caratterizzarono in tutto il paese il tramonto del governo giolittiano e la vittoria delle forze interventiste. Ovviamente questo nuovo stato di cose ebbe importanti riflessi sul socialismo ferrarese, che subì una autentica decimazione nei quadri dei livelli più alti; molti dei quali finirono per aderire all'interventismo.

Far funzionare adeguatamente le leghe divenne, in questa situazione, un grosso problema. Le cose erano rese particolarmente gravi dal fatto che l'entrata in guerra, dividendo la provincia fra interventisti e neutralisti, aveva avuto come effetto principale il rafforzamento dell'opposizione antisocialista. Inoltre, anche all'interno del Partito Socialista non mancavano i contrasti e le fratture. A controbilanciare questa serie di elementi c'era per fortuna l'unità dei braccianti, frutto spontaneo di una prospettiva comune. Se la compattezza del gruppo dirigente era andata in fumo, i lavoratori erano invece rimasti fedeli ai principi pacifisti del Socialismo Internazionale. D'altronde il modo in cui si era giunti all'intervento (con il capoluogo schierato alla fine in modo schiacciante a favore della guerra) aveva rinfocolato l'antico contrasto fra città e contado, e nel contempo spiegava l'odio che il lavoratore delle campagne nutriva per la guerra, prodotto palese della borghesia cittadina. Grazie a Zirardini e al suo valore la C.d.l. continuò a funzionare, pur ridotta all'osso, durante l'intero periodo bellico.

L' Unione Sindacale Ferrarese (nata nel 1914 e guidata da Aliprando Giovannetti) (23), pur rimanendo neutralista, pagò alla guerra il suo prezzo. Partita da una base più modesta di quella riformista, nel 1917 1'U.S.I. era ridotta praticamente a zero. Questa situazione era in parte il risultato dell'azione politica di Zirardini. Sempre pronto a dialogare coi sindacalisti, egli aveva costantemente fatto uso moderato della sua posizione di forza e i leader sindacalisti finirono per concludere una pace onorevole con la più potente organizzazione socialista.

Nei primi mesi del dopoguerra, il Partito Socialista di Ferrara si espanse rapidamente; nell'agosto del 1919 Zirardini poteva annunciare che erano state consegnate più di 40.000 tessere nel primo semestre dell'anno e che tutti i settori del movimento apparivano in buona efficienza. Occorreva adesso sfruttare questo straordinario momento per regolare una volta per tutte i conti con l'Agraria. L'opportunità si presentò in occasione del grande sciopero agricolo del febbraio - marzo del 1920, durante il quale si verificarono gravi violenze da una parte e dall'altra. L'agitazione si concluse con l'accordo del 6 marzo, noto come "patto Zirardini", (24) che costituiva in pratica il punto di arrivo di un ventennio di lotte del proletariato agricolo. Il nuovo contratto prevedeva la creazione di un ufficio di collocamento di classe (col quale i dirigenti socialisti potevano controllare il mercato del lavoro all'interno della provincia); l'abolizione della categoria degli obbligati e l'imponibile di mano d'opera.

Pochi mesi dopo, nell'ottobre del 1920, i socialisti ferraresi riconquistarono democraticamente 1'Ammínistrazione Provinciale ed estesero il loro potere a tutti i 21 comuni della provincia. Sembrava che la partita fra socialismo e capitalismo agrario fosse definitivamente chiusa. Ma non era cosi, perché proprio nei giorni in cui il Partito Socialista celebrava il suo apogeo, nasceva a Ferrara il "Fascio Ferrarese di Combattimento" che sarebbe diventato un formidabile strumento di reazione al servizio dell'impaurito padronato ferrarese. Da un primo fascismo urbano, combattentistico e genericamente di sinistra, si passò ad un fascismo agrario, nazionalista e dichiaratamente anti-marxista, dopo il famoso eccidio del Castello Estense del 20 dicembre 1920. Durante uno scontro fra socialisti e fascisti morirono un socialista e due fascisti. (25)

Il trauma causato dai fatti dei 20 dicembre 1920 e soprattutto la volontà della borghesia agricola di riprendere il controllo della situazione furono adeguatamente utilizzati da Italo Balbo per annientare scientificamente l'apparato organizzativo e il patrimonio di lotte del movimento contadino.

Il movimento del proletariato agricolo venne rapidamente fiaccato e sconfitto, dopo essere stato isolato nelle campagne a causa delle scelte massimalistiche dei suoi dirigenti i quali, seguendo una linea di tendenziale collettivismo, trattarono alla stessa stregua, cioè come nemici, piccoli e grandi proprietari, piccoli e grandi affittuari e mezzadri.

I socialisti si rivelarono impreparati di fronte alla minaccia del nascente fascismo. Dopo i fatti del 20 dicembre furono emessi mandati di cattura contro il Sindaco socialista e contro Zirardini.

A sostituire Zirardini alla segreteria della Camera del Lavoro fu mandato Giacomo Matteotti.

La situazione in città era rovente tanto che Matteotti era costretto a girare con quattro "guardie rosse" armate di bastoni. E fu, anche, qualche volta aggredito dalla folla (26).

L'offensiva era ormai cominciata. Guidate da Italo Balbo le "squadre d'azione", finanziate dagli agrari, per "la pacificazione nelle campagne", dilagarono nella provincia.

Cosi lo storico fascista Volpe descrive le imprese degli squadristi ferraresi: "rapide incursioni come in territorio nemico a protezione dei lavoratori liberi o di proprietari minacciati; spedizioni punitive o di rappresaglia per offese o violenze commesse; colpi di mano per portare via una troppo ostinata bandiera rossa, ronde notturne nella città, tentativi di crear fasci nelle borgate. Armati, inquadrati, comandati da ex ufficiali, gagliardetti in testa e inni di guerra e nuovi canti, essi sono presenti ovunque è da rianimare la resistenza degli amici e da tenere a freno la baldanza degli avversari".

Ebbe inizio uno smantellamento sistematico di tutte le organizzazioni rosse, politiche ed economiche: Leghe, Camere del Lavoro, Cooperative. Tutte legate a catena. Sorsero i primi fasci nelle campagne strettamente uniti con quelli della città.

Nei primi mesi del 1921 vennero distrutte e incendiate 40 fra Case del Popolo, Cooperative, Leghe, Sezioni Socialiste.


Fonte:

www.cgilfe.it/index.php?action=view_article&id=80&module=articlemodule&src=%40random461114eb66ebd


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