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Il PD e la tradizione repubblicana (di Nando Biondini)
8.09.2009
E' passato già un po' di tempo da quando Bersani ha enunciato, quale candidato alla guida del Partito Democratico, la sua teoria per cui questo partito è un fatto del tutto nuovo, che nasce dall' incontro, fusione e sintesi dei due elementi indicati da lui a fondamento della tradizione della nostra Repubblica: il socialista e il cattolico-popolare, escludendo però di fatto, ogni autonoma e specifica considerazione elementi del massimo rilievo nella storia e nel pensiero della democrazia italiana. Mi riferisco all' elemento liberal-democratico, repubblicano, di democrazia moderna, «laica» si diceva una volta, che nella storia d' Italia ha contato tanto, e in quella della Repubblica ancora di più. Ci riferiamo a quell' idea, come amavano dire gli Spadolini, i Bobbio e altri, dell' «Italia civile», dell' «Italia della ragione», che pure, per starci solo al ' 900, da Giovanni Amendola a Carlo Rosselli, da Nitti a Ugo La Malfa, da Gobetti a Omodeo, da Salvatorelli a Mario Pannunzio, da Dorso a Salvemini, ha costituito il pilastro della più moderna coscienza democratica italiana. E queste chiusure verso chi non ha una cultura comunistoide, dimostra una pericolosa tendenza a chiudersi in se stessi e a danneggiare anche le più lodevoli intenzioni di Fassino e Compagni.

Noi repubblicani, avendo una storia, veniamo assai più lontano di tanti altri, ma essendo rimasti una minoranza ininfluente come numeri, - in questo periodo di rincorsa al carro del vincitore - chiediamo di essere “pesati” e giudicati per la coerenza sempre dimostrata, ma per questa scarsa considerazione, ci sentiamo discriminati.

La dimostrazione è lampante nel trattamento anche a me riservato dalla Sezione locale.

Gli avvenimenti di questi recenti giorni, (l’ultimo è il caso Puglia!) hanno creato tra i militanti del Pd stati di avvilimento e depressione. Molti si chiedono se si sia toccato il fondo, altri si chiudono in un silenzio attonito. Il dato più allarmante , oltre ai non secondari problemi giudiziari, è secondo noi, l’assenteismo dell’elettorato che in Abruzzo ha raggiunto livelli mai toccati fino ad ora, più che la sconfitta o la crescita impressionante dell’IDV. La sconfitta del candidato Governatore della Sardegna, lo smacco di Firenze, il puzzo di vari discutibili comportamenti di allegri compagni in varie giunte regionali, etc. etc.

A questo si aggiunge il continuo svilupparsi di diatribe interne alla Direzione Nazionale, spesso sostenute da personalismi o vecchi rancori di chi proviene, come la quasi totalità dei dirigenti, dai due partiti DS e Margherita. Questa,secondo noi, è la punta dell’iceberg che nasconde la drammaticità del problema di fondo, ossia la mancanza di un reale progetto riformista solidale, basato su una Nuova Idea di Paese, suffragata e sostenuta da una Nuova Classe Dirigente che integri realmente quella che - ormai possiamo dire - proviene da un’altra Era.

Il riformismo, senza una Nuova Idea di Paese ed una Nuova Classe Dirigente, rimane purtroppo una parola vuota che non fa più presa sull’elettorato in generale, ma meno che mai su quello del Pd.

La “querelle” scandalistica mediatica sviluppatasi dopo le note vicende Berlusconi – Avvenire-Il giornale e Repubblica hanno riempito di pettegolezzi le pagine dei nostri giornali. Ma stiamo attenti a continuare forsennatamente la condanna al “Premier” che è maestro nel presentarsi come un povero perseguitato perche’ il risultato di questo “crescendo” è dupplice. Da un lato questi scandali hanno servito per far passare in seconda linea i problemi economici e sociali che affligono la nostra società e la discussione sul modo migliore per affrontarli, dall’altro hanno reso ancora più difficile quel tanto di concordia che ci può lasciare senza vincitori ne vinti in quanto a perdere è solo il Paese. Insomma le calde e noiose giornate estive sono passate ora abbiamo da affrontare un’autunno che si pronuncia assai impegnativo.

Per innovare, però, ci vuole coraggio. Il coraggio di contrastare i molti conservatorismi che ancora si annidano nel PD. Non basta rispondere con episodici No alle proposte spesso sgangherate della destra che ripropone soluzioni vecchie e superate, ma che colpiscono l’immaginario.

Il momento di crisi economica drammatica porterà, non solo ad un aumento del tasso di disoccupazione, che può anche essere temporaneo, ma alla cancellazione di moltissimi posti di lavoro, situazione che invece rischia concretamente di essere definitiva.

Il Nuovo Partito ed il Nuovo Riformismo dovrebbero alimentarsi con proposte programmatiche di largo respiro.  Nel lavoro sarebbe necessario rivoluzionare tutto l’attuale sistema contrattuale con una nuova regolamentazione che assorba le procedure nordiche di Welfare e difenda non solo i lavoratori a contratto, ma anche gli atipici.

Nel settore universitario sarebbero necessari interventi profondi, atti a selezionare i migliori docenti, anche con contratti privatistici, e le migliori università, eliminando ad esempio il valore legale della laurea.

Nella giustizia, in attesa che la Consulta si pronunci sul lodo Alfano, bisognerebbe proporre un piano di ammodernamento degli uffici giudiziari e leggi di semplificazione delle procedure per ridurre i tempi dei processi, e non combattere i giudici.

Nella politica industriale bisognerebbe creare un piano mirato a creare soggetti industriali più grandi, per dare più forza alle nostre imprese e creare condizioni vantaggiose per attirare e non respingere, come avviene ora, gli investimenti dall’estero.

Sul federalismo e sui problemi dell’immigrazione e sui recenti problemi di rispetto della laicità dello Stato, bisogna prendere posizioni chiare e decise.

Si potrebbe continuare a lungo, ma quello che è chiaro è che bisognerebbe creare le condizioni perché si percepisca che il Pd ha un progetto realmente riformista di sinistra ed una classe dirigente nuova per attuarlo.

Credo, quindi, che sia sempre più necessaria ed urgente una Conferenza Programmatica che affronti globalmente questi problemi. Se tale Conferenza o se il prossimo congresso saprà rispondere a queste domande, il Pd avrà un futuro. Se, invece, il congresso si trasformerà in una resa dei conti tra le vecchie anime del Pd, continuando ad ignorare le altre culture, fra le quali quella repubblicana, lo stesso Pd potrebbe essere a rischio di Implosione. Noi che proveniamo dalle strutture partitiche preesistenti, a quella che abbiamo chiamato “fusione a freddo” e ancora ci ostiniamo a pensare e a credere che il Pd abbia un futuro. Lasciatecelo sperare!!!

Nando Biondini


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