Cari amici,
con grande soddisfazione ho visto che la partecipazione alle elezioni in
Iraq è stata assai alta: quando un popolo vota, specie per la prima volta,
è sempre una gioia; particolarmente sono rimasto soddisfatto nel vedere
l'alta partecipazione femminile (forse l'unico lascito positivo del Baath
che era un partito laico e quindi le donne avevano, in certa misura, una
condizione diversa da altri paesi musulmani).
Ho letto e sentito i commenti, fra i quali ho notato con grande
preoccupazione che alcuni (specie quelli che la democrazia nel loro DNA
non ce l'hanno proprio) ne hanno tratto la conclusione che la democrazia
si esporta con le armi, qualcuno anche usando l'argomento che lo stesso
accadde con la seconda guerra mondiale; inutile dire (in effetti l'ho giÃ
detto molte volte) che si tratta di un argomento falso e particolarmente
sfacciato perché tutti sanno che Francia e Gran Bretagna nel '39 entrarono
in guerra con la Germania in quanto, dopo l'invasione della Polonia, si
sentirono minacciate nella loro sopravvivenza di nazione e che gli Stati
Uniti entrarono in guerra nel '41 dopo che furono attaccati a Pearl
Harbour; per tutti e tre lo scopo della guerra non era certo di portare la
democrazia a Germania e Giappone.
Serpeggia quindi l'idea che si può continuare: questo della guerra
continua ("the first of many" scriveva l'Economist un paio di anni fa) è
sicuramente la tentazione più pericolosa da combattere, perché in buona
sostanza significa che c'è qualcuno che stabilisce chi è democratico e chi
no e quindi a chi si può fare la guerra e a chi no, in nome magari di un
nuovo ordine mondiale (infausto richimao al nuovo ordine europeo del Patto
d'acciaio) e tutto naturalmente per la diffusione della democrazia: vuol
dire quindi che si può essere dittatori, ma bisogna essere amici del
giudice, che naturalmente invaderà in nome del progresso, della democrazia
e quant'altro.
Film già visto nella seconda metà del secolo scorso: chiedere a Ungheria,
Cecoslovacchia e Germania Orientale, a Brasile, Argentina, Uruguay e Cile:
e sempre, mi raccomando, in nome della difesa dell'internazionalismo
socialista oppure contro il comunismo, ma invariabilmente per motivi
nobili.
Ho riletto quanto vi ho scritto sull'Iraq a partire dall'autunno 2002 e
non ho da cambiare una virgola.
Ribadisco quindi:
1) questa guerra era sbagliata e non andava fatta; questo esito positivo
(ma non dimentichiamoci della folla di morti che ha provocato) non la
giustifica, al massimo è una conferma del detto dei nostri vecchi che dal
male può nascere il bene.
2) Nessuna guerra preventiva è moralmente accettabile, mai (la
dimostrazione l'ha fatta il Papa, cui va la nostra preghiera, sapendo che
sarà difficile sostituirlo, anche se lo Spirito Santo ci ha fatto delle
ottime sorprese nell'ultimo cinquantennio).
3) Non esiste chi possa stabilire unilateralmente ciò che è male e ciò che
è bene: questo principio è una delle conquiste più fulgide della
Rivoluzione americana, basta leggere la dichiarazione di indipendenza, la
Costituzione, gli scritti di Madison (tutte cose su cui mi sono varie
volte diffuso); in altri termini dobbiamo combattere quello che altra
volta ho chiamato il giacobinismo (quelli che hanno sempre ragione e che
possono decidere per tutti): a riprova vi cito un passo del discorso di
Robespierre alla Convenzione il 3 dicembre 1792 per opporsi al processo a
Luigi XVI:
«Proporre di fare il processo a Luigi XVI è un'idea controrivoluzionaria,
significa mettere in discussione la Repubblica.
Infatti, se Luigi può essere ancora oggetto di un processo, egli può
essere assolto e può essere innocente. Che dico? Si presume che sia
innocente, sino a che non viene condannato. Ma se Luigi è assolto, cosa
diventa la Rivoluzione?... Se Luigi è innocente, tutti i difensori della
libertà sono calunniatori».
Non vi pare di sentire Bush un paio di anni fa?
Non sentiremo lo stesso discorso a proposito di Siria ed Iran (i prodromi
ci sono già )?
Un caro saluto.
Piero Stagno
P.S:
vi segnalo per sabato 5 febbraio il Convegno:
La Costituzione è di tutti i cittadini e non può essere demolita
ore 9.45 Sala del Maggior Consiglio Palazzo Ducale
piazza Matteotti 8
introduce:
Raimondo Ricci, coordinatore comitato provinciale "Salviamo la
Costituzione"
saluti:
Giuseppe Pericu, sindaco di Genova
Alessandro Repetto, presidente provincia di Genova
partecipa:
Oscar Luigi Scalfaro
intervengono:
Sandra Bonsanti, presidente Libertà e Giustizia
Paolo Nerozzi, segreteria nazionale CGIL
Giorgio Santini, segreteria nazionale CISL
Floriano Cervini, segretario UIL Liguria
Adriano Sansa, comitato per lo Stato di Diritto
Giancarlo Rolla, ordinario di diritto costituzionale -università di Genova
Oscar Luigi Scalfaro non solo è uno dei pochi Costituenti ancora in vita,
ma è anche un democristiano sul serio.
Vi invito a partecipare.