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Soddisfazione per la partecipazione al voto in IRAQ di P.Stagno
6.02.2005

Cari amici,

con grande soddisfazione ho visto che la partecipazione alle elezioni in

Iraq è stata assai alta: quando un popolo vota, specie per la prima volta,

è sempre una gioia; particolarmente sono rimasto soddisfatto nel vedere

l'alta partecipazione femminile (forse l'unico lascito positivo del Baath

che era un partito laico e quindi le donne avevano, in certa misura, una

condizione diversa da altri paesi musulmani).

Ho letto e sentito i commenti, fra i quali ho notato con grande

preoccupazione che alcuni (specie quelli che la democrazia nel loro DNA

non ce l'hanno proprio) ne hanno tratto la conclusione che la democrazia

si esporta con le armi, qualcuno anche usando l'argomento che lo stesso

accadde con la seconda guerra mondiale; inutile dire (in effetti l'ho già

detto molte volte) che si tratta di un argomento falso e particolarmente

sfacciato perché tutti sanno che Francia e Gran Bretagna nel '39 entrarono

in guerra con la Germania in quanto, dopo l'invasione della Polonia, si

sentirono minacciate nella loro sopravvivenza di nazione e che gli Stati

Uniti entrarono in guerra nel '41 dopo che furono attaccati a Pearl

Harbour; per tutti e tre lo scopo della guerra non era certo di portare la

democrazia a Germania e Giappone.

Serpeggia quindi l'idea che si può continuare: questo della guerra

continua ("the first of many" scriveva l'Economist un paio di anni fa) è

sicuramente la tentazione più pericolosa da combattere, perché in buona

sostanza significa che c'è qualcuno che stabilisce chi è democratico e chi

no e quindi a chi si può fare la guerra e a chi no, in nome magari di un

nuovo ordine mondiale (infausto richimao al nuovo ordine europeo del Patto

d'acciaio) e tutto naturalmente per la diffusione della democrazia: vuol

dire quindi che si può essere dittatori, ma bisogna essere amici del

giudice, che naturalmente invaderà in nome del progresso, della democrazia

e quant'altro.

Film già visto nella seconda metà del secolo scorso: chiedere a Ungheria,

Cecoslovacchia e Germania Orientale, a Brasile, Argentina, Uruguay e Cile:

e sempre, mi raccomando, in nome della difesa dell'internazionalismo

socialista oppure contro il comunismo, ma invariabilmente per motivi

nobili.

Ho riletto quanto vi ho scritto sull'Iraq a partire dall'autunno 2002 e

non ho da cambiare una virgola.

Ribadisco quindi:

1) questa guerra era sbagliata e non andava fatta; questo esito positivo

(ma non dimentichiamoci della folla di morti che ha provocato) non la

giustifica, al massimo è una conferma del detto dei nostri vecchi che dal

male può nascere il bene.

2) Nessuna guerra preventiva è moralmente accettabile, mai (la

dimostrazione l'ha fatta il Papa, cui va la nostra preghiera, sapendo che

sarà difficile sostituirlo, anche se lo Spirito Santo ci ha fatto delle

ottime sorprese nell'ultimo cinquantennio).

3) Non esiste chi possa stabilire unilateralmente ciò che è male e ciò che

è bene: questo principio è una delle conquiste più fulgide della

Rivoluzione americana, basta leggere la dichiarazione di indipendenza, la

Costituzione, gli scritti di Madison (tutte cose su cui mi sono varie

volte diffuso); in altri termini dobbiamo combattere quello che altra

volta ho chiamato il giacobinismo (quelli che hanno sempre ragione e che

possono decidere per tutti): a riprova vi cito un passo del discorso di

Robespierre alla Convenzione il 3 dicembre 1792 per opporsi al processo a

Luigi XVI:

«Proporre di fare il processo a Luigi XVI è un'idea controrivoluzionaria,

significa mettere in discussione la Repubblica.

Infatti, se Luigi può essere ancora oggetto di un processo, egli può

essere assolto e può essere innocente. Che dico? Si presume che sia

innocente, sino a che non viene condannato. Ma se Luigi è assolto, cosa

diventa la Rivoluzione?... Se Luigi è innocente, tutti i difensori della

libertà sono calunniatori».

Non vi pare di sentire Bush un paio di anni fa?

Non sentiremo lo stesso discorso a proposito di Siria ed Iran (i prodromi

ci sono già)?

Un caro saluto.

Piero Stagno

P.S:

vi segnalo per sabato 5 febbraio il Convegno:

La Costituzione è di tutti i cittadini e non può essere demolita

ore 9.45 Sala del Maggior Consiglio Palazzo Ducale

piazza Matteotti 8

introduce:

Raimondo Ricci, coordinatore comitato provinciale "Salviamo la

Costituzione"

saluti:

Giuseppe Pericu, sindaco di Genova

Alessandro Repetto, presidente provincia di Genova

partecipa:

Oscar Luigi Scalfaro

intervengono:

Sandra Bonsanti, presidente Libertà e Giustizia

Paolo Nerozzi, segreteria nazionale CGIL

Giorgio Santini, segreteria nazionale CISL

Floriano Cervini, segretario UIL Liguria

Adriano Sansa, comitato per lo Stato di Diritto

Giancarlo Rolla, ordinario di diritto costituzionale -università di Genova

Oscar Luigi Scalfaro non solo è uno dei pochi Costituenti ancora in vita,

ma è anche un democristiano sul serio.

Vi invito a partecipare.


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