6.04.2005
Nella Giornata Mondiale della Sanità la LILA denuncia l’abisso sempre più ampio tra Nord e Sud del Mondo anche per la situazione HIV/AIDS, in particolare per quanto riguarda il contagio materno-fetale.
“Tenere in considerazione ogni madre e ogni bambino”, questo è lo slogan lanciato dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità per il 7 Aprile - Giornata Mondiale della Sanità . E infatti la salute delle donne e dei bambini non è certo una priorità alta per la comunità internazionale, soprattutto se si valuta quanto le situazioni siano diverse tra il Nord e il Sud del Mondo.
In particolare per quel riguarda il quadro epidemiologico HIV/AIDS, l’abisso è evidente, soprattutto per il contagio materno-fetale.
In Italia per esempio – a conferma del trend occidentale - i dati del 1° trimestre 2004 hanno segnalato solo 2 nuovi casi di questo tipo di trasmissione; il South African Department of Health ha stimato invece che in Sudafrica nascono approssimativamente 70.000 bambini all’anno sieropositivi (circa 200 bambini al giorno).
Tramite la realizzazione di opportuni interventi di prevenzione, la maggior parte di questi contagi potrebbero essere evitati.
La svolta infatti del mondo occidentale è avvenuta grazie al trattamento antiretrovirale delle donne in gravidanza, alla scelta del parto cesareo e all’allattamento artificiale del neonato. Nel Sud del mondo, i magri budget sanitari riescono a malapena a garantire l’assunzione per un tempo brevissimo della Nevirapina (anti-retrovirale fuori brevetto) da parte della madre sieropositiva e del neonato, il cesareo non viene praticato e l’allattamento al seno è l’unica possibilità di alimentazione per il bimbo.
Non basta prendere atto di questa situazione: ai Paesi in via di sviluppo serve che il Fondo Mondiale per la lotta all’HIV/AIDS, Tubercolosi e Malaria da parte dei Paesi ricchi abbia una realizzazione piena, concreta efficiente.
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