Non possiamo far trascorrere questa nostra conversazione domenicale, questo nostro incontro, senza rivolgere il nostro pensiero, il pensiero di questa comunità cristiana, al papa Giovanni Paolo II che ieri sera è morto.
Con semplicità , con fede, ricordiamo, come cristiani, quest’uomo che è morto come tanti che in questo momento sono morti o stanno morendo: molti come lui, accompagnati dall’amore, dall’affetto, dall’assistenza dei loro cari, curati dai medici solerti, competenti e affettuosi, altri, forse i più, abbandonati, soli, privi di assistenza e soprattutto di amore.
Molti come lui, carichi di età e di meriti, altri più giovani, meno maturi, forse meno attrezzati di lui per presentarsi davanti al Padre eterno.
Io spero che la nostra preghiera, nei giorni scorsi, pur rivolgendosi a Dio per lui, non abbia dimenticato tutti gli altri.
Quando qualcuno sta per morire, specialmente se muore nel suo letto, sarebbe giusto che attorno a lui, ci fosse silenzio, calma, discrezione…
Tutte cose lontane da tutta questa confusione, da tutto questo parlare, da tutto questo can can, giornalistico, radiofonico e televisivo che gli hanno creato attorno prima di morire…
"La morte in diretta"… Ecco ciò che si aspettavano di poter urlare i cronisti di tutto il mondo: Potersi vantare di dire: Per primo l’ho detto io!
La ricerca della sensazionalità ! Nel fiume di parole e di retorica, si sono dette tante cose che hanno disturbato la sensibilità dei cristiani: ne cito una sola, ma i riferimenti potrebbero essere tanti: la prima pagina del Giornale che ieri sera il suo direttore, Maurizio Belpietro, sventolava allegramente durante la trasmissione "L’infedele". Una grande immagine del papa a tutta pagina, e una scritta, a mio parere blasfema: "Papa nostro che sei nei cieli".
Non si può parafrasare il "Padre nostro" la preghiera con la quale Cristo ci invita a rivolgerci a Dio, applicandola a un uomo per quanto papa e grande papa, esso sia. Lo stesso papa, ed io spero che lo faccia qualcuno in vaticano, dovrebbero protestare contro questa valanga di affermazioni che offendono il buon gusto e strumentalizzano la fede.
Alcuni uomini politici hanno interrotto la campagna elettorale per andare in chiesa, a messa, a San Giovanni in Laterano a pregare per il papa e a fare la comunione; io non credo molto alla sincerità dei politici, alla corrispondenza fra ciò che dicono e ciò che pensano… Dio valuterà la percentuale di fede e di calcolo.
Altri hanno voluto che durante una trasmissione elettorale televisiva si togliesse la scritta in sovrimpressione: "Il papa è grave" perché quella scritta disturbava e distraeva gli spettatori.
Vi prego di riflettere su tutto questo e di trarre le vostre conclusioni. Forse noi cristiani, più che gioire di tutta questa gratuita pubblicità , perché il cristianesimo non è pubblicità , non è applauso non è consenso (Gesù Cristo diceva: insospettitevi quando tutti parleranno bene di voi… o in voi, o in loro, c’è qualcosa che non va…) dovremmo chiederci quanto è cristiano questo mondo, politico e non, e vivere nella fede l’avvenimento di un papa che muore, come ogni uomo muore, come è morto lui, con la speranza della resurrezione, senza trionfalismi e scoop, senza angosce e senza paure, certi soprattutto che il futuro del mondo e della chiesa non è nelle mani degli uomini ma nelle mani di Dio, certi che non sono gli uomini a guidare la chiesa ma Dio stesso: il Padre che l’ha voluta, il Figlio che è morto per lei, lo Spirito che la conduce sui sentieri da Dio stesso tracciati.
Ridimensioniamo gli uomini allora e preghiamo Dio.
Muore un papa, gli vogliamo bene… ne eleggeranno un altro… Faranno cinquantamila trasmissioni anche sul prossimo, hanno già cominciato ieri sera a parlare oscenamente di conclave e di successori, con il corpo del papa ancora caldo…
Vorremo bene anche a lui… ma la cosa più importante è che Cristo viva dentro e fuori di noi e che la nostra vita gli renda testimonianza. AMEN!
DON SALVATORE RESCA, PARROCO A CATANIA
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