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Omelia di don Resca, parroco in Catania
11.04.2005

Non possiamo far trascorrere questa nostra conversazione domenicale, questo nostro incontro, senza rivolgere il nostro pensiero, il pensiero di questa comunità cristiana, al papa Giovanni Paolo II che ieri sera è morto.

Con semplicità, con fede, ricordiamo, come cristiani, quest’uomo che è morto come tanti che in questo momento sono morti o stanno morendo: molti come lui, accompagnati dall’amore, dall’affetto, dall’assistenza dei loro cari, curati dai medici solerti, competenti e affettuosi, altri, forse i più, abbandonati, soli, privi di assistenza e soprattutto di amore.

Molti come lui, carichi di età e di meriti, altri più giovani, meno maturi, forse meno attrezzati di lui per presentarsi davanti al Padre eterno.

Io spero che la nostra preghiera, nei giorni scorsi, pur rivolgendosi a Dio per lui, non abbia dimenticato tutti gli altri.

Quando qualcuno sta per morire, specialmente se muore nel suo letto, sarebbe giusto che attorno a lui, ci fosse silenzio, calma, discrezione…

Tutte cose lontane da tutta questa confusione, da tutto questo parlare, da tutto questo can can, giornalistico, radiofonico e televisivo che gli hanno creato attorno prima di morire…

"La morte in diretta"… Ecco ciò che si aspettavano di poter urlare i cronisti di tutto il mondo: Potersi vantare di dire: Per primo l’ho detto io!

La ricerca della sensazionalità! Nel fiume di parole e di retorica, si sono dette tante cose che hanno disturbato la sensibilità dei cristiani: ne cito una sola, ma i riferimenti potrebbero essere tanti: la prima pagina del Giornale che ieri sera il suo direttore, Maurizio Belpietro, sventolava allegramente durante la trasmissione "L’infedele". Una grande immagine del papa a tutta pagina, e una scritta, a mio parere blasfema: "Papa nostro che sei nei cieli".

Non si può parafrasare il "Padre nostro" la preghiera con la quale Cristo ci invita a rivolgerci a Dio, applicandola a un uomo per quanto papa e grande papa, esso sia. Lo stesso papa, ed io spero che lo faccia qualcuno in vaticano, dovrebbero protestare contro questa valanga di affermazioni che offendono il buon gusto e strumentalizzano la fede.

Alcuni uomini politici hanno interrotto la campagna elettorale per andare in chiesa, a messa, a San Giovanni in Laterano a pregare per il papa e a fare la comunione; io non credo molto alla sincerità dei politici, alla corrispondenza fra ciò che dicono e ciò che pensano… Dio valuterà la percentuale di fede e di calcolo.

Altri hanno voluto che durante una trasmissione elettorale televisiva si togliesse la scritta in sovrimpressione: "Il papa è grave" perché quella scritta disturbava e distraeva gli spettatori.

Vi prego di riflettere su tutto questo e di trarre le vostre conclusioni. Forse noi cristiani, più che gioire di tutta questa gratuita pubblicità, perché il cristianesimo non è pubblicità, non è applauso non è consenso (Gesù Cristo diceva: insospettitevi quando tutti parleranno bene di voi… o in voi, o in loro, c’è qualcosa che non va…) dovremmo chiederci quanto è cristiano questo mondo, politico e non, e vivere nella fede l’avvenimento di un papa che muore, come ogni uomo muore, come è morto lui, con la speranza della resurrezione, senza trionfalismi e scoop, senza angosce e senza paure, certi soprattutto che il futuro del mondo e della chiesa non è nelle mani degli uomini ma nelle mani di Dio, certi che non sono gli uomini a guidare la chiesa ma Dio stesso: il Padre che l’ha voluta, il Figlio che è morto per lei, lo Spirito che la conduce sui sentieri da Dio stesso tracciati.

Ridimensioniamo gli uomini allora e preghiamo Dio.

Muore un papa, gli vogliamo bene… ne eleggeranno un altro… Faranno cinquantamila trasmissioni anche sul prossimo, hanno già cominciato ieri sera a parlare oscenamente di conclave e di successori, con il corpo del papa ancora caldo…

Vorremo bene anche a lui… ma la cosa più importante è che Cristo viva dentro e fuori di noi e che la nostra vita gli renda testimonianza. AMEN!

DON SALVATORE RESCA, PARROCO A CATANIA

sresca@tiscalinet.it  -  via Siena, 1- 95128 Catania - telefono e fax 095/502230

 


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