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La paranoia berlusconiana
18.09.2003

La paranoia berlusconiana
Da quando è presidente di turno del Consiglio dell'Unione Europea Berlusconi straparla più del solito. Dopo l'irresponsabile esordio, quando oltraggiò il parlamentare tedesco Schultz, di recente ha definito i magistrati doppiamente matti, mentalmente disturbati e con turbe psichiche (intervista al settimanale inglese The Spectator ). Poi ha sostenuto che Mussolini non ha mai ucciso nessuno e che mandava gli oppositori "in vacanza" al confino. Tutto questo genera sgomento ed incredulità anche all'estero, in virtù della carica che egli ricopre, e molti si domandano come abbia fatto un personaggio del genere ad arrivare ai massimi vertici del potere politico. Anche l'autorevole Economist ha posto precise domande a Berlusconi, che lui ha liquidato come "spazzatura" e frutto del solito complotto dei "comunisti". Figurarsi, quando è ben noto che tale giornale è di ispirazione liberale!
Università-Opinione denunciò il Berlusconismo, già a pochi mesi dalla vittoria elettorale del centro destra. Ma quanto è accaduto negli ultimi mesi dimostra che la realtà ha superato anche la più pessimistica delle previsioni. Oggi disponiamo di un nutrito e sconvolgente insieme di riscontri documentali che ne sanciscono in modo inoppugnabile la pericolosità. Infatti le casse dello Stato sono sempre più vuote, la produzione è in recessione, lo stato sociale è smantellato e non una, dicasi una, della mirabolanti promesse di Berlusconi sono state realizzate, come d'altra parte era scontato, perché un governo mosso solo da interessi particolari non può produrre sviluppo.
Tra la gente serpeggia smarrimento e sconforto, tanto più che il governo non governa, essendo paralizzato da insanabili contrasti interni. Dopo settimane di verifiche e accesi confronti, l'accordo faticosamente raggiunto è destinato di volta in volta a durare neanche lo spazio di un giorno. D'altra parte sino a che c'è bottino da dividere esiste una ragione per stare insieme ma...se esistono solo problemi da affrontare ognuno dei complici di questo malgoverno è tentato ad agire per conto suo, a conferma del fatto che senza fondamenti etici la politica è morta.
Non è vero che le sparate di Berlusconi siano "parole di sen sfuggite". Infatti sono regolarmente confermate da lui e dalla sua corte di sicofanti e, recentemente, lui stesso ne ha espresso compiacimento e persino divertimento, in linea con i comportamenti paranoici tipici dei grandi despoti. Sentite un po' cosa dice il "capellano" di Forza Italia Don Baget Bozzo: "Chi vince le elezioni non è un gaffeur. Le gaffes di Berlusconi sono calcolate, fanno parte delle ragioni per cui ha successo politico: non sono errori, sono messaggi." (Il Secolo XIX, 14/09/03). Affermazioni esilaranti, che meriterebbero approfondimento. Ma resta il fatto che questi polveroni sono creati a sommo studio, per distrarre l'attenzione del popolo (che si vorrebbe bue) dai fallimenti di cui Berlusconi stesso è l'artefice.
Di fronte a tutto questo si può sperare in un calo di consenso per Berlusconi, come in effetti sta avvenendo. Ciò è confortante. Ma non possiamo ancora ritenerci fuori pericolo. Infatti i mezzi di persuasione mediatica (destinati peraltro ad aumentare se verrà approvato il disegno di legge Gasparri) di cui dispone sono immensi e su di essi fonda il suo potere. Nella misura in cui riuscirono a ingannare gli Italiani per convincerli a votare questa coalizione, gli stessi mezzi potrebbero ancora favorire nuove incresciose avventure.
Dobbiamo sottrarci all'imbonimento di questo insano regime mediatico, confrontandoci tra di noi su queste cose per mantenenere desta la vigilanza, per resistere e non lasciarci prendere dallo sconforto e dalla rassegnazione e per maturare tutti insieme la consapevolezza che costruire un'altra Italia è possibile con l'apporto di ciascuno di noi.

Alessandro Morelli, Giorgio Di Liberto, Angelo Abbondandolo
Movimento Università-Opinione muoge@libero.it
L’etica della responsabilità pubblica, il valore della scienza e della coscienza.

Genova, 15 settembre 2003


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