8.10.2005
Sergio Sciacca per La Sicilia 17 gennaio 1951, Adrano: Girolamo Rosano, un giovane di appena 19 anni cade mortalmente ferito nel corso di una manifestazione pacifista: i braccianti etnei, nella dura battaglia per il superamento dei contratti agrari feudali e per l'assegnazione delle terre ai contadini, avevano deciso una giornata di impegno contro la guerra: molti sapevano per personale esperienza quali disastri provoca; il panorama internazionale era dei più minacciosi con il conflitto in Corea, la spartizione del mondo in due blocchi contrapposti, gli sperimenti atomici in corso. Nonostante le informazioni allora non circolassero come adesso e molti non riuscissero a localizzare l'entità dei pericoli, la coscienza di tutti aspirava a quel bene supremo della pace che era stato suggellato nella Costituzione. Quella prima vittima fu la dimostrazione di un impegno politico che guardava ben oltre i confini ristretti della regione. Di questo si è parlato nel corso della presentazione, ieri sera, alla Camera del Lavoro, del volume documentario "Era come un diavolo che camminava", curato da Salvo Torre (giovane studioso che si è segnalato già per alcuni saggi tra economia e politica), edito dalla Cuecm nel quadro delle iniziative per festeggiare i cento anni della CGIL. Il volume (230 pagine e diverse storiche foto d'epoca) contiene le interviste dedicate agli agitatori sindacali e ai dirigenti contadini nelle campagne catanesi del dopoguerra, raccolte da Bianca Gera, Giorgina Levi, Diego Robotti e Sebastiano Solano (studiosi di lunga e partecipe esperienza nel mondo sindacale) con una prefazione dello storico Rosario Mangiameli e una nota di Francesco Battiato (come segretario generale della Camera del Lavoro). Alla conferenza ha presenziato Emanuele Macaluso, protagonista delle lotte di quegli anni e lucida memoria storica di quei fatti e del loro significato. "Entrai alla Camera del Lavoro di Catania nel '47 -ha ricordato- e la situazione generale era di grande confusione. Bisognava inquadrare i responsabili, creare una cultura del confronto. Ma fu una lotta epocale, che riuscì ad abbattere le strutture feudali e a forgiare una nuova coscienza politica. La pubblicazione di questo volume permette di prendere coscienza di un divenire storico molto significativo". […]
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