2.01.2006
“Sulla vicenda dell’Autorità portuale di Livorno in questi tre anni abbiamo assistito ad ogni possibile intervento a gamba tesa da parte del Governo. E personalmente ho visto di tutto. Ma la forzatura di ieri ha superato persino la mia fantasia. Non ho più parole”. Sono considerazioni amare quelle con cui il presidente della Regione Toscana, Claudio Martini, commenta l’approvazione da parte del Governo di un decreto legge sulle “disposizioni finalizzate ad assicurare una migliore organizzazione per il funzionamento della pubblica amministrazione”. Un decreto legge che all’articolo 25 fissa la classificazione dei porti italiani, tra cui anche quello di Livorno, e stabilisce le procedure di nomina dei vertici delle autorità portuali. Di fatto si modifica la normativa in vigore, attribuendo al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti il potere di nomina delle authority dei porti classificati e sottraendo alle Regioni ogni potere reale di influenza nella nomina.
“Questo decreto legge è del tutto privo di giustificazione giuridica - commenta Martini - Non ci sono le ragioni d’urgenza e d’indifferibilità richieste dalla Costituzione per questi provvedimenti eccezionali. E non vi è stata la minima consultazione con le Regioni per concordare le soluzioni opportune in una materia così delicata. Ho parlato stamani con il Presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, che non sapeva nulla del decreto e che ha annunciato il ricorso alla Corte Costituzionale di tutte le Regioni interessate”.
La questione non riguarda dunque solo Livorno. E’ un problema più generale, che riguarda i rapporti tra gli organi dello Stato. Con questo nuovo decreto - che entrerà in vigore a giorni, appena pubblicato nella Gazzetta Ufficiale - si cancella l’attuale procedura che imponeva la ricerca di un’intesa tra Governo e Regioni. “E’ un scelta inaccettabile - aggiunge Martini - C’è una sentenza della Corte Costituzionale che impone al Governo la ricerca di un’intesa con la Regione. E’ davvero paradossale questo nuovo atto di ottuso centralismo da parte di un Governo che ha enfatizzato la sua riforma “federalista”. La contraddizione è davvero insostenibile.”
La Regione Toscana presenterà ricorso alla Corte Costituzionale contro questo decreto e sta valutando l’ipotesi di chiedere anche l’immediata sospensiva del provvedimento fino alla sentenza definitiva. “Un mese fa - rivela il presidente Martini - il ministro Lunardi mi ha scritto chiedendomi di cambiare due nomi dei tre da me indicati a fine ottobre 2005. Gli ho risposto che ero disponibile a muovermi in questa direzione se almeno mi avesse indicato quale dei due nomi non erano considerati adeguati e per quali motivazioni. Ciò avrebbe evitato ulteriori contenziosi. La Regione Toscana si è dunque mossa in una logica di allentamento del conflitto e di ricerca di un terreno più positivo di confronto. Che bisogno c’era di una nuova forzatura, allargata peraltro a tutte le Regioni italiane?”. Martini conclude evidenziando anche i gravi rischi che corre il porto di Livorno per questa norma così avventurosa e pasticciata: “Il decreto deve essere convertito il legge dal Parlamento entro il 31 di gennaio, altrimenti decade a causa del preannunciato scioglimento della Camere. Il tempo mi sembra stretto e ci sono rischi che tutto si blocchi. Non si preoccupa il Governo delle prospettive incerte che questo rappresenta per il principale porto toscano?”. (coll/rf)
Vedi: http://www.regione.toscana.it/index.htm
mt
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