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In fondo a destra
9.03.2006
In fondo a destra (conversazione serale)
- “In Italia si può fare una politica di sinistra?”
- “Questa domanda “scandalosa” se la pongono coloro che si battono con passione per la modernizzazione del nostro paese e che, talvolta, si fermano a riflettere sui risultati raggiunti. Intanto chiediamoci che cosa si voglia intendere per “politica di sinistra”. Nulla di rivoluzionario, ma semplicemente tentare di raggiungere alcuni obbiettivi fondamentali:
1) stato unitario e solidale con un radicato senso di appartenenza ad una medesima comunità nazionale (in Francia “la Republique” è un valore accettato da tutti) che non si manifesti solamente nel cantare l’inno nazionale;
2) pari opportunità di partenza garantite a tutti cosicché a ciascun cittadino sia consentito di esprimersi secondo il proprio talento e le proprie inclinazioni;
3) equa distribuzione della ricchezza attraverso una prudente politica salariale e uno strumento fiscale efficiente nei confronti del reddito proveniente sia dal capitale che dal lavoro, autonomo o dipendente;
4)stato sociale che assicuri a ciascuno i servizi essenziali: sanità, istruzione, pensione, ecc.
Fermiamoci qui per non appesantire il discorso e guardiamoci intorno: vediamo realizzati, in tutto o in parte, questi obbiettivi? Ognuno può valutare in base alla propria sensibilità, ma credo di non sbagliarmi se affermo che siamo in molti a dare una risposta desolatamente negativa: basta pensare alle spinte centrifughe della Lega, alle difficoltà in cui si dibattono le donne e i soggetti più deboli, le abissali differenze di reddito tra i pochi privilegiati e i tanti sfortunati, lo stato sociale già di per sé imperfetto e tuttavia traballante sotto i colpi di continui attacchi”.

- “Centocinquanta anni di stato unitario non sono stati sufficienti a dare al nostro Paese un assetto civile accettabile: perché?”
- “Il processo di democratizzazione ha subito una brusca interruzione con l’avvento del Fascismo nel 1922 e successivamente nel 1994 con l’irrompere sulla scena politica del berlusconismo: entrambi i fenomeni hanno avuto successo perché evidentemente hanno trovato un sostrato culturale favorevole, largamente diffuso nella mentalità dei nostri concittadini. I quali, in ultima analisi, non vogliono interessarsi di politica ma considerano prioritario l’interesse per la propria famiglia e il proprio lavoro, delegando ad un solo uomo (“uomo della Provvidenza”, così abbiamo anche la benedizione della gerarchia cattolica) gli affari pubblici.
Insomma, a piazzale Loreto ci siamo liberati di Mussolini ma non del fascismo (la nipote del duce siede in parlamento); il 9 e 10 aprile ci libereremo, forse, di Berlusconi ma non del berlusconismo”.

- “Tutta colpa della mafia e del Vaticano?”
- “Certamente no. Tuttavia non si può negare che in Italia essi trovano un terreno particolarmente favorevole, inesistente nel resto d’Europa. La conferma ci viene dal fatto che entrambi i fenomeni continuano a condizionare fortemente la convivenza civile nonostante gli sforzi eroici di contrasto della criminalità organizzata di tanti servitori dello Stato e di ecclesiastici di periferia e nonostante il dissenso, più o meno palese, di larga parte del mondo cattolico nei confronti della gerarchia”.

- “Per fortuna esiste mezza Italia che non è né fascista né berlusconizzata…”
- “Questo è il problema più preoccupante. Questa mezza Italia, rappresentata da coloro che non disdegnano di trafficare con il potere economico, che nel ’96 vincono le elezioni con un progetto finalmente unitario e innovativo e poi ne interrompono brutalmente il percorso, che ignorano le spinte di partecipazione della base, che continuano ad ascoltare suicide pulsioni frazionistiche ed egoistiche, è in grado di sviluppare una seria politica di sinistra? Forse si annida nel suo corpo qualche virus di destra? Uno Zapatero italiano, sarebbe poi messo nelle condizioni di poter agire?”

-“Attendevo delle risposte e tu invece fai troppe domande. Spegni la luce e…buona notte”.

7 marzo 2006

Paolo Merlo

P.S.- Comunque il 9 e 10 aprile andrò a votare, e di corsa. RESISTERE RESISTERE RESISTERE


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