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Il parito democratico di Prodi
20.09.2006

19 Settembre, 2006
Prodi: «Partito democratico, ecco il mio manifesto politico»
La lettera del Presidente del Consiglio inviata ai gruppi dirigenti,
ai parlamentari di Ds e Margherita e alle associazioni impegnate nella
costruzione del Partito democratico in vista del seminario che si
svolgerà a Orvieto il 6 e 7 ottobre

Care amiche, cari amici,

con questa lettera desidero invitarvi a partecipare al seminario sulla
costruzione del Partito democratico, che si terrà ad Orvieto il 6-7
ottobre prossimi. L'incontro è promosso da me quale presidente
dell'Ulivo, di intesa con i massimi dirigenti di Ds e Margherita, i
soggetti che, insieme, hanno presentato le liste unitarie per la
camera dei deputati alle scorse elezioni politiche. Questa iniziativa
nasce da una discussione approfondita e risponde ad una esigenza posta
da milioni e milioni di cittadini che ci hanno sostenuto e che ci sostengono.

Con il seminario di Orvieto vogliamo realizzare un incontro fecondo e
libero tra i rappresentanti di partiti, associazioni, movimenti e
personalità interessati a trasformare l'Ulivo da alleanza elettorale a
soggetto politico che unisca tutti i democratici. A questo seminario,
daranno un contributo fondamentale i professori Pietro Scoppola,
Roberto Gualtieri e Salvatore Vassallo, che ringrazio fin d'ora per
essersi assunti l'incarico gravoso ma decisivo di introdurre i lavori
con relazioni impegnative e basilari.

Da più di dieci anni ­ cioè da quando ho deciso di partecipare
attivamente alla vita politica ­ l'Ulivo è il centro ed è l'orizzonte
del mio impegno.

In questi lunghi anni ci sono stati successi e battute d'arresto. Nei
momenti belli e in quelli meno belli ho cercato sempre di tenere ferma
la rotta, convinto che il nostro paese avesse bisogno di una grande
forza democratica e progressista e che questa forza dovesse nascere
dall'incontro delle tradizioni riformiste che hanno accompagnato la
crescita culturale, sociale e civile del nostro popolo e hanno
sostenuto attivamente quel processo storico che ha condotto le masse
degli umili e dei diseredati, uniti dall'impegno nel lavoro e dal
desiderio di una vita migliore e di una società più giusta per sé e i
propri gli, a diventare protagonisti della vita pubblica e, anche
attraverso i partiti che hanno dato loro voce e rappresentanza, parte
fondamentale e costitutiva della Repubblica e dello stato democratico.

Oggi più che mai mi sento di ripetere quello che tante volte ho detto
negli anni passati: non ci sono più ragioni perché le tradizioni
riformiste dei socialisti, dei popolari e dei cattolici-democratici,
dei liberaldemocratici e dei laico-repubblicani, divise dalla storia e
dai contrasti ideologici del '900, continuino ad essere divise anche
in un secolo nuovo, cominciato con qualche anticipo con la caduta del
muro di Berlino.

Le divisioni del passato non hanno dunque più ragione di esistere, ma
è nel futuro che dobbiamo cercare le ragioni di una unità nuova e feconda.

Queste ragioni oggi sono forti ed hanno il loro fondamento nella
domanda di cambiamento del paese che sale dalla nostra gente che si
attende sia un orizzonte di crescita economica e sociale guidata da
criteri di equità, di merito e di solidarietà che un quadro di
stabilità di governo assicurato da un sistema politico bipolare
trasparente e moderno.

Offrire una risposta a questa domande è ciò che ci ha guidato nella
elaborazione del programma di governo e nella costruzione della
coalizione di centrosinistra ­ l'Unione ­ che abbiamo candidato con
successo a guidare il paese.

Le elezioni le abbiamo vinte. E certo oggi l'impegno nel governo è di
importanza fondamentale perché la realizzazione del programma
dell'Unione ­ di cui l'Ulivo è tanta parte ­ a cui gli italiani hanno
dato ducia è la condizione di successo di ogni ulteriore iniziativa politica.

Ora, mentre il paese è unito nell'assunzione di responsabilità
internazionali per la pace e il governo è impegnato nella definizione
di una legge finanziaria che rilanci crescita e sviluppo, potremmo
essere portati a dimenticare quanto sia stata dura e difficile la
battaglia contro la destra e a sottovalutare l'impegno necessario a
consolidare la coesione della coalizione e a portare a compimento il
progetto dell'Ulivo.

Non sono trascorsi ancora tre mesi dal referendum costituzionale che
ha respinto la sciagurata riforma della Casa delle libertà, chiudendo
una stagione politica lunga e densa di appuntamenti elettorali vinti
dal centrosinistra. È ai successi della stagione appena conclusa che
dobbiamo riallacciarci per dare sostanza e futuro al progetto del
Partito democratico. Il risultato delle elezioni politiche del 9-10
aprile ha premiato la proposta dell'Ulivo, che, insieme agli altri
partiti dell'Unione, ha offerto al paese un programma di governo
affidabile, nel quale la maggioranza degli elettori ha riconosciuto le
possibilità di rilancio dello sviluppo economico e sociale del paese
in una cornice di giustizia ed equità per tutti i cittadini. Le
successive elezioni amministrative hanno confermato la fiducia
conquistata alle politiche, consolidando ed ampliando il radicamento
dell'Ulivo e dei suoi rappresentanti nei comuni e nelle amministrazioni locali.

La destra è all'opposizione. L'Ulivo ­ unito da un comune programma
agli altri partiti dell'Unione ­ è al governo. Dare al paese il
governo di cui ha bisogno è prioritario ed è l'impegno che abbiamo
assunto con tutti gli italiani.

Eppure la responsabilità che oggi avvertiamo non si esaurisce
nell'esercizio del governo, ma si estende anche all'impegno a condurre
in porto quel processo politico che, dopo anni di sforzi ed
esperimenti, ha portato, anche attraverso le primarie del 16 ottobre
2005, alla decisione di proporre la lista unica dell'Ulivo alla camera
dei deputati e, quindi, riconoscendo il successo di questa proposta e
le speranze sottese in questo successo, alla costituzione dei gruppi
parlamentari dell'Ulivo in entrambe le camere. Ho voluto brevemente
ripercorrere le tappe del nostro cammino recente perché nulla di
quanto abbiamo raggiunto era scontato, perché nulla di quanto abbiamo
conseguito è assicurato per il futuro se non avremo la forza di
proseguire sulla via delle riforme e dell'innovazione.

È giunto il momento di formulare proposte ed assumere impegni per
costituire quel grande soggetto democratico di cui l'Italia ha bisogno
per dare stabilità al governo e per consolidare ­ anche attraverso gli
opportuni aggiustamenti istituzionali e la modifica della legge
elettorale ­ l'impianto bipolare del nostro sistema politico. L'Italia
ha bisogno di un grande partito moderno che unisca tutti i democratici
e che costituisca il baricentro politico e programmatico del campo
riformatore e progressista. Taluni, dinanzi alle difficoltà
dell'impresa, avanzano dubbi, nutrono incertezze, temono la fretta e
mettono in guardia dalla effettiva possibilità di una sintesi di
tradizioni e valori distinti. Altri mettono in guardia dal rischio
verticistico e burocratico, immaginando un partito che si costituisca
per sommatoria di Democratici di sinistra e di Margherita, a cui pure
viene riconosciuto da tutti ­ al di là delle critiche ­ un ruolo
fondamentale nella promozione del nuovo partito. Altri ancora
immaginano la nascita del nuovo partito come una palingenesi che dovrà
azzerare le organizzazioni esistenti e sostituirle con un nuovo ordine
che nasce da un nuovo inizio senza passato.

In tutte le obiezioni che vengono mosse al progetto di Partito
democratico vi è qualcosa di vero.

Ma noi dobbiamo tenere conto di tutti i dubbi e di tutte le obiezioni
e non farci bloccare da nessuna di esse. Dobbiamo avere pazienza, ma
dobbiamo anche procedere spediti. È quello che stiamo facendo ­
nell'Ulivo, nei gruppi parlamentari di camera e senato, nelle regioni
e nei comuni ­ sforzandoci di immaginare la forma e il percorso da
dare a un processo che trasformi l'alleanza elettorale dell'Ulivo in
unità in un partito politico che sia nuovo e aperto. Sono persuaso che
occorra innescare ­ e re-innescare ­ un processo che investa sul
desiderio di discussione e sulla voglia di partecipazione della nostra
gente, un processo che, per ampiezza e per profondità, si ispiri alla
grande esperienza delle Primarie.

Senza entusiasmo e senza passione non costruiremo il partito nuovo di
cui abbiamo bisogno. Ci vuole fiducia e ottimismo. Quando abbiamo
deciso di svolgere le primarie ­ la decisione fu presa nel giugno del
2005, dopo passaggi e confronti anche aspri ­ chi credeva che più di 4
milioni di cittadini vi avrebbero preso parte? In quella esperienza
noi abbiamo costruito un incontro virtuoso tra organizzazione dei
partiti ed elettori, abbiamo abbattuto barriere e costruito ponti.
Abbiamo evitato che dicotomie negative quali base/ vertice o
partiti/società-civile costruissero finte polarità e finte alternative.

Il Partito democratico non potrà nascere che dall'incontro tra la
responsabilità dei gruppi dirigenti (che sarà anche verifica degli
stessi) e la voglia di partecipazione, di quello che, per semplicità,
chiamo popolo delle primarie.

Dobbiamo immaginare un percorso in cui le scelte e le decisioni dei
partiti (nei loro organi decisionali, fino ai congressi) si incontrino
e convergano con una platea di soggetti più ampia e meno, o
diversamente, strutturata.

Avendo presente tutto quanto detto, penso quindi che noi dobbiamo
iniziare a definire il progetto del Partito democratico, ragionando su
tre questioni: le ragioni storiche e politiche del nuovo partito; il
suo profilo ideale e programmatico; la sua forma organizzativa e il
processo costituente.

Sono proprio questi i temi centrali del seminario di Orvieto, che sarà
una tappa fondamentale nella costruzione del Partito democratico se
offrirà l'occasione non solo per interrogarsi ma anche per dare forma
e prospettiva alla discussione sulla carta fondativa del nuovo partito
e sulla partecipazione larga e strutturata dei nostri sostenitori al
processo costituente che, fino da ora, può darsi l'obiettivo del
battesimo politico alle prossime elezioni europee. La complessità e le
difficoltà di questo processo non devono spaventarci.

Semmai devono spronarci. È in questo spirito che rinnovo l'invito a
partecipare al nostro incontro di Orvieto, tappa di un viaggio lungo
di cui ormai intravediamo il traguardo e che dobbiamo apprestarci a
concludere.

Romano Prodi
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