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Voci dal Caos |
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20.10.2006
prossimo appuntamento teatrale
dal 25 al 28 ottobre 2006
tutte le sere alle 21,15
Ingresso: euro 12,00 - ridotto euro 8,00
La Compagnia del Meta-Teatro
presenta
VOCI DAL CAOS
sinfonia per quattro voci dentro e una fuori
di Antonio Moresco
regia Pippo Di Marca
con Ciro Carlo Fico
musiche Claudio Mapelli
scena Luisa Taravella
www.casadelleculture.net
@: casadelleculture@interfree.it
CASA DELLE CULTURE
via san crisogono, 45 Roma tel 06.58333253 fax 06.58157182
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Un corpo che si trasforma, una voce che diventa urlo, uno spazio che è immagine di confusione, di Caos. Sono questi gli ingredienti di ‘Voci dal Caos’, l’allestimento scenico proposto dalla Compagnia del Meta-Teatro di Roma, che quest’anno festeggia il suo 35simo anno di attività .
Antonio Moresco è il più ‘visionario’ scrittore italiano. L’afflato ‘ridondante’ della sua scrittura è una ‘necessità ’: sarebbe impossibile altrimenti rendere il ‘caos’ fisico e insieme metafisico, ‘cosmico’, che essa è impegnata a descrivere e dal cui demone senza dubbio l’autore è mosso. Chi lo legge viene preso in un gorgo, visceralmente prima e oltre che intellettualmente. Per questo un attore istintivo e intenso come Ciro Carlo Fico ne può subire il fascino, fino a una sorta di innamoramento, di condivisione, di simbiosi artistica.
Da qui nasce lo spettacolo e il testo di ‘Voci dal caos’, dalla ricerca accanita, possiamo dire dalla scelta, condotte da un attore completamente ‘dedito’ all’esplorazione a tutto campo del libro di un autore. Una ricerca così sentita e approfondita da suggerire quasi le modalità di una scrittura per la scena affidata a una sola voce monologante: la quale racchiude in sé tutte, o meglio le voci e le parti più significative, del grande caos che il libro contiene. (Per l’esattezza si tratta di due libri, i primi due testi già pubblicati di una trilogia intitolata Canti del Caos, al cui terzo volume Moresco sta tuttora lavorando).
Quello che teatralmente ci viene restituito è musica, un ricco concertato di voci di cui si fa carico un unico cantore. Difatti Moresco definisce il monologo come una ‘sinfonia per quattro voci’: tante quante sono le situazioni e i personaggi che l’attore sceglie di ripercorrere; e che peraltro sono già in nuce, ab origine, immaginati come una mostruosa trasmutazione sempre cangiante, il mascheramento-smascheramento continuo e virtualmente ‘infinito’ di un io abnorme che vuole sfidare e al tempo stesso contenere il mondo, che sembra quasi non far differenza, sul crinale di una irredimibile blasfemia, tra umano e divino, tra subumano e ultraterreno, o addirittura extraterrestre. Questi personaggi, o voci, sono: La donna dalla testa espansa; Il sacerdote; La bambina; L’uomo che incendia le spore. C’è in più una quinta ‘voce’, che l’autore suggerisce registrata, fuori campo, come uno spirito informe e indistinto, quasi suono ‘incorporeo’, extraterrestre per l’appunto: laddove le altre voci sono ‘incarnate’ dall’attore in campo, dalla sua fisicità , dal suo corpo parlante. Quel corpo-voce a cui Pippo Di Marca ha cercato di dare particolare risalto, allo scopo di evidenziare il momento della restituzione fisica e vocale del testo, di fare da ponte, da mediazione, da ‘regista’, al felice incontro tra l’autore e l’attore.
Ad amplificare il senso del caos che si consuma sulla scena anche le musiche di Claudio Mapelli, che propone, tra l’altro, un passaggio-citazione di Demetrio Stratos.
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