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Ecco il nostro film. Dice la verità: non scappate
26.11.2006
Ecco il nostro film. Dice la verità: non scappate
di Beppe Cremagnani e Enrico Deaglio

Le elezioni del 9/10 aprile sono state
truccate. Guardate i numeri, osservate un re nudo e dite la vostra

Venerdì prossimo nelle edicole allegato a Diario ci sarà il nostro film
Uccidete la democrazia! Memorandum sulle elezioni di aprile. I novanta
minuti del dvd sono stati realizzati in sei mesi di riprese e montaggio
dalla stessa squadra di Quando c’era Silvio (la regia di Ruben H.
Oliva, la musica di Carlo Boccadoro) e si avvale, con molto piacere per
noi, della partecipazione degli attori Elena Russo Arman, Alessandro
Genovesi ed Elio De Capitani, autore del monologo finale. Se sarà
«strepitoso», deciderete voi. Per noi lo è.
Il dvd esce con la
ristampa del libro "Il Broglio", un instant book di «fantapolitica»
pubblicato all’indomani del voto di aprile e che per la prima volta
inquadrò i retroscena delle elezioni più pazzesche della storia della
Repubblica.
È un thriller, con finale a sorpresa. Bisogna rivelarlo,
dire subito il nome dell’assassino? Vecchio problema. I brasiliani,
quando vogliono marcare la loro superiorità culturale sui portoghesi,
li ridicolizzano perché il film Psycho a Lisbona lo intitolarono O
homen que mató a sua mae.
Non è vero, è solo una storiella, ma
introduce agli affari nostri, ovvero ai contenuti di un docu-thriller
democratico. Perché le schede bianche e nulle nelle elezioni di aprile
crollarono per la prima volta dopo sessant’anni? Perché il ministro
dell’Interno Giuseppe Pisanu si allontanò furtivamente dal Viminale per
andare a casa di Berlusconi nei momenti cruciali dello spoglio?
Perché
i terminali della prefettura di Caserta si bloccarono per tre ore e
ripresero a funzionare solo dopo che una nutrita «delegazione» dei Ds
occupò l’ufficio del neonominato prefetto?
Quale «mano invisibile» o
«disegno intelligente» ha fatto sì che le schede bianche in tutta
Italia, dalle grandi città ai più piccoli paesi, si fermassero
improvvisamente tutte tra l’uno e il due per cento?
Perché, a distanza
di sette mesi, nessuna istituzione è in grado di comunicare il
risultato definitivo delle elezioni, così come ogni Paese democratico
usa fare? C’è forse un problema a mettere un nome, una firma, sotto un
elenco di cifre che non sono onestamente presentabili?

Il film che
sta per uscire ha già ricevuto udienza sui giornali e in televisione.
«Preventivamente» Forza Italia ha fatto sapere, con una dichiarazione
del portavoce di Silvio Berlusconi, che si tratta di un ammasso di
calunnie e falsità e che l’intera équipe di avvocati del partito è
pronta a chiedere le nostre ossa.
Molto meno battagliero, quasi un
canchescappa, è invece l’ex ministro dell’Interno Pisanu (uno dei
protagonisti assoluti del film) che ha già fatto sapere che non
sporgerà querela preventiva: una simpatica prudenza. Quando, nel marzo
scorso, Diario scrisse che in un appalto a trattativa privata per il
conteggio elettronico del voto in quattro Regioni – 38 milioni di euro
di commessa – era stata scelta una ditta americana (la Accenture,
protagonista di scandali nel voto in Florida) di cui il figlio del
ministro è uno dei partner, Pisanu annunciò ai giornali, vibrante di
sdegno, una querela che non ci è mai arrivata. (Nel frattempo tutta la
miliardaria organizzazione per il conteggio elettronico del voto, per
cui sono stati assunti per tre giorni 18 mila neofiti, non ha dato più
notizia di sé: volatilizzata nel nulla senza produrre un solo dato). A
questo punto vorremmo davvero che l’ex ministro facesse valere le sue
ragioni contro di noi in un’aula di tribunale. Noi siamo ovviamente
tremanti per il suo potere, ma pronti. E se ci sarà il confronto –
quando saremo vecchissimi – ricorderemo la vittoria con la stessa
commozione dei reduci della battaglia di San Crispino. Il quadro delle
reazioni «preventive» al film che troverete venerdì prossimo in edicola
non può non segnalare infine la simpatica freddezza con cui i politici
del centrosinistra, che pure sono testimoni cruciali della notte
fatale, oggi lo osservano. In effetti, il precario quadro parlamentare
del governo Prodi non si presta a grandi dichiarazioni di rottura.
Comprendiamo e non comprendiamo, come si dice parlando in intimità:
capisco e non capisco. Anche perché a tutti è chiaro che in questi
sette mesi che sono trascorsi dalle elezioni, l’unico ad aver parlato
di brogli, ad aver previsto brogli, ad aver evocato brogli, ad aver
chiesto riconteggi è stato Silvio Berlusconi, che ha costantemente
associato oscure minacce e apocalittiche rivelazioni alla proposta di
un governo di unità nazionale. Ovvero, con una mano accusava quelli del
centrosinistra di essere dei ladri, con l’altra chiedeva loro di fare
un accordo per il bene del Paese. E possibilmente del suo.
Come tutti
sanno questa strategia è ancora all’ordine del giorno, la maggioranza
in Senato è appesa a un filo e larghe intese, cambi di casacca,
volenterosi si affollano nei corridoi dei palazzi e sulle colonne dei
giornali.

Il film racconta delle storie, il ritmo e i misteri di una
notte, presenta dei numeri. Con la vanità tipica degli autori che
credono di aver trovato qualcosa di molto importante, noi chiediamo che
un’istituzione ci dica se quei numeri sono veri o falsi. Se sono falsi
(e naturalmente non lo sono) ci cospargeremo il capo di cenere; se sono
veri qualcuno ci dovrà spiegare perché sono stati occultati per sette
mesi. (I dati compaiono nel film e sono contenuti per una visione più
ragionata e tranquilla nella sezione «contenuti speciali»).
Le
istituzioni che possono rendere pubblici questi dati sono, a nostra
notizia, solo due: il ministero dell’Interno, oggi retto da Giuliano
Amato, al quale spetta la responsabilità di comunicare i risultati del
ministero precedente, quello di Giuseppe Pisanu; e la «giunta delle
elezioni», la commissione parlamentare di garanzia che si occupa dei
contenziosi che seguono alla proclamazione degli eletti nelle elezioni
politiche.
Diversi membri della commissione delle elezioni hanno
protestato preventivamente per il nostro film, e per le anticipazioni
che ne hanno fatto il Corriere della Sera e l’Unità. Ci hanno accusati
di «depistaggio» e di «operazione mediatica». Siamo sicuri che
rilasceranno immediatamente i dati di cui noi siamo in possesso da
mesi, e che li confermeranno. Se non lo dovessero fare, sarebbe grave e
della questione dovrebbero occuparsi i magistrati.

Nella locandina che
presenta il film, c’è scritto: «Non importa chi vota, ma chi conta i
voti». L’abbiamo scelto perché ci sembra un tema molto pratico. È il
problema attuale delle democrazie ed è soprattutto il problema futuro
di questa istituzione. Chi controlla nelle elezioni lo spoglio delle
schede elettorali? Noi, che siamo tutti di pelle spessa, sappiamo bene
la storia delle elezioni in Italia e abbiamo pure messo nel codice il
reato di «voto di scambio»; noi sappiamo in che condizioni si vota a
Corleone, valutiamo lo sguardo di chi sta appoggiato mollemente al muro
di fronte al seggio di Scampia, sappiamo che cosa succede nei seggi
quando le schede sono contestate, sappiamo della prova del
videtotelefonino e che a Catania un voto vale trenta euro, ma che se ne
porti cento scatta un bonus. Ma forse non siamo ancora preparati alle
enormi possibilità che l’elettronica offre per truccare le elezioni. Si
va dallo scandalo americano delle macchinette che registrano il touch
screen, ma non permettono la verifica, alla manipolazione possibile da
quando la povera vecchietta deposita il suo voto a quando lo stesso
viene conteggiato. Noi ci crediamo. Certo, ci facciamo una risata
quando Fidel Castro o Saddam Hussein vincono con il 98 per cento dei
voti, ma non facciamo una piega quando ci dicono che Bush ha vinto la
decisiva Florida per circa quattrocento voti.
Noi deleghiamo un po’
troppo a chi conta i voti. Pensateci. Siamo nella situazione in cui
tutti votiamo – finalmente uguali, poveri e ricchi, neri e bianchi,
maschi e femmine – ma non siamo noi a dire chi ha vinto.
Qualcuno lo
dice per noi. Lo ha detto in Italia. Lo ha detto in Messico e ha
provocato proteste di mesi. Lo ha detto in Ucraina ed era falso. Lo ha
detto in Canada e ha smentito tutte le previsioni. Lo ha detto a
Baghdad e come era bello vedere il dito nell’inchiostro!
Il film parla
un po’ di tutte queste cose. Secondo noi, il risultato delle ultime
elezioni politiche è stato falsato, a danno del centrosinistra. La
storia delle notte elettorale e i dati finora nascosti che presentiamo
lo provano. Falsare, come raccontiamo, è molto facile.
Dopo questo film
arriveranno molte notizie . Già ce ne stanno arrivando. Tutto sommato,
è bello vivere in un Paese in cui si possono fare domande. Se ne avete:
www.uccidetelademocrazia.com. Se volete mettere una scritta su una
maglietta bianca, consigliamo: «Abuse of power comes as no surprise»,
che si traduce in vari modi ma anche con «attenti al lupo».
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