Allego articolo e con l'occasione auguro a tutti un felice 2007, con l'auspicio di poter condividere speranze e soddisfazioni.
Molto cordialmente
Antonio V. Gelormini
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E-mail: gelormini@katamail.com
LA COERENZA DI NICOLA ROSSI
di Antonio V. GELORMINI
Innanzitutto evitare divisioni. Era questo il dogma laico della cultura storica del vecchio Pci. La fedeltà al principio indiscutibile ha avuto, però, il suo rovescio in una classe dirigente che si rinnova a fatica, che consente solo anemiche iniezioni di risorse fresche e che in definitiva, nel percorso evolutivo prima verso il Pds, poi verso i Ds ed ora verso il Partito democratico, continua ostinatamente ad accumulare contraddizioni interne. Portandosi dietro, sempre, anche chi aveva avversato ogni progetto di rinnovamento, magari premiandoli spesso con incarichi di dirigenza del nuovo corso.
La scelta di Nicola Rossi, che denuncia il deficit riformista del partito, mette a nudo la vera anomalia dei Ds. Quella di aver compiuto un percorso articolato verso un assetto riformista, con l’utopia di poterlo portare a termine, facendo leva anche sulla sua componente più radicale o massimalista. Illudendosi, in pratica, di riuscire a non pagare l’inevitabile posta della scissione, se si eccettua quella pur dolorosa del gruppo che diede vita a Rifondazione Comunista. Risultato: un lento, progressivo ed implacabile sfaldamento del consenso, ripetutamente nascosto da contingenti strategie elettorali.
Si arriva, così, al sorprendente paradosso che, impegnati ad evitare o arginare eventuali fughe a sinistra, si cominciano a perdere pezzi importanti sul fronte più nevralgico del riformismo. Lo fotografa l’allarme innovativo di Nicola Rossi: “Di solito dai Ds si esce per andare ancora più a sinistra”. Invece lui resterà nel gruppo parlamentare dell’Ulivo, per dare finalmente forma a quella componente evanescente degli “iscritti a nessun partito”. Convinto che il Partito democratico non potrà prescindere dal successo della linea riformista.
E’ la scelta coerente di chi fu accolto nel partito perché sosteneva che: “La sinistra è tale se tiene sempre un piede nel futuro, pertanto non possiamo dimenticare il tema del rinnovamento delle classi dirigenti a partire dalle piccole realtà locali”. Ed oggi ne esce perché si continua solo a parlare di profilo riformista, senza dar mano al carattere riformista, come denuncia Anna Finocchiaro: “Dopo la scelta di Rossi non possiamo ricadere nell’errore del riformismo dall’alto”.
E nel partito, intanto, si pensa a come non perdere Mussi!
(gelormini@katamail.com)