10.05.2007
L’ASCESA DI NICOLAS SARKOZY
di Antonio V. GELORMINI
Se Parigi avesse la mere, sarebbe davvero una piccola Bére. Né mare né Senna, domenica 6 maggio, non è stata l’acqua ad accomunare le due città tanto lontane, ma mai così vicine. Sono stati i festeggiamenti al Nicola di turno: Santo di antica tradizione orientale quello pugliese, neo-Presidente della Repubblica più laica d’occidente quello francese.
Nicolas Sarkozy, nel segreto del suo intimo, una preghiera al santo levantino degli stranieri, della manna e dei miracoli impossibili, deve avergliela rivolta. Per ringraziarlo dello straordinario percorso che, da figlio di un esule ungherese e nipote di un ebreo greco, lo ha portato all’antico Hotel de Bourbon. L’attuale Palazzo dell’Eliseo, residenza presidenziale di quella Francia moderna, così amata da Nicolas Sarkozy: “Come si amano le persone care che ci hanno dato tutto”.
Barbara Spinelli l’ha definito l’homo novus, quello che nella Roma antica veniva dalla provincia. Che era nobile da poco tempo. Che aspirava alle alte cariche, pur non avendo la formazione requisita. Ed ha indicato nell’ascesi la sua dedizione, quasi monacale, al perseguimento di un obiettivo coltivato sin dalla più tenera età . “Un esercizio spirituale e fisico fatto di isolamento, preghiera, meditazione, perfezionamento e volontà ferrei”. Sarà anche per questo, che dopo le fatiche della campagna elettorale e per preparare il suo ingresso nello Chateau degli Champs Elysées, ha deciso di ritirarsi qualche giorno in convento. Lontano da tutti e da tutto.
La Francia non è in collera. Ha detto no a una novella Giovanna d’Arco, per consegnarsi con fiducia nelle mani autorevoli di un innovatore più credibile. Decreta un salto generazionale e affida il futuro a una rinvigorita schiera di cinquantenni. La primavera francese annuncia all’Europa la rivoluzione di una destra che si rinnova, nella sua evoluzione più moderata. E fa chapeau a Sarko, per aver subito esortato ed accompagnato i vittoriosi al rispetto dell’altra metà della Francia. Quella di Madame Royal. In un recupero di orgoglio nazionale e di coesione democratica, nonché di ideali comuni e valori condivisi. Oltre ad aver voluto testimoniare un ritrovato spirito Mediterraneo.
Il risultato delle urne ha confermato che le alleanze non si improvvisano. Che Bayrou avrebbe potuto essere un probabile vincitore, ma ne esce come unico e vero sconfitto. Perché in un bipolarismo ben definito da forti identità non c’è bisogno di alcun centro. Inevitabilmente, a questo punto, la risposta a una destra più moderna, non potrà che essere l’avvio di un percorso analogo a quello intrapreso in Italia dieci anni fa, per la nascita anche in Francia di un nuovo Partito democratico.
Auguri Nicolas. Auguri alla Francia. Auguri all’Europa
(gelormini@katamail.com)
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